foto da Quotidiani locali
Ultimo appuntamento giovedì per “Cortili in Musica”, la rassegna di musica da camera che ha animato le serate estive della città con concerti in luoghi suggestivi e un programma ricco di artisti di fama internazionale. I Solisti di Pavia, orchestra da camera nata nel 2001 da un progetto di Andrea Astolfi e dall’estro di Enrico Dindo, sono stati i protagonisti della rassegna, accompagnati da ospiti d’eccezione, tra cui i due che animeranno l'ultima serata al Collegio Cairoli, dalle 21.15: Laura Marzadori, primo violino della Scala, tra gli astri nascenti del panorama violinistico internazionale, e Gioele Dix, attore, comico, regista teatrale e scrittore italiano. I due, insieme naturalmente all'orchestra de "I Solisti di Pavia" alterneranno musiche e testi della "Sonata a Kreutzer” di Ludwig Van Beethoven, diventata poi l'omonimo romanzo breve di Lev Tolstoj.
La voce narrante della serata sarà quindi quella di Gioele Dix, che ha fatto molta strada dai tempi dell'automobilista "incazzato" che gli ha dato la popolarità attraverso Zelig. Era il 2007, è passato quasi un ventennio e Dix (il cui vero nome è David Ottolenghi e ha 68 anni) si è dedicato anche alla scrittura, alla televisione e al teatro, venendo chiamato spesso a dare voce a monologhi di grande profondità come appunto "Sonata a Kreutzer".
Gioele Dix, a Pavia una "prima" molto particolare con i Solisti di Pavia e il violino di Laura Marzadori. Un bel connubio.
«Molto. Una serata da consigliare a cui parteciperei senza dubbio anche se non fossi uno dei diretti interessati. La bravura dei Solisti non si discute, così come quella di Laura Marzadori. Entrambi sono delle eccellenze. E questa trascrizione della "Sonata a Kreutzer" per violino e archi - invece che per pianoforte - è davvero suggestiva. Mi piacerebbe riprenderla anche in altri luoghi, è un testo molto potente».
E poi c'è la sua voce, lei è grande appassionato sia di musica classica che di Tolstoj.
«Devo la passione per la musica classica a mio padre, che l'amava molto. E quindi sono cresciuto con Schubert e Beethoven, anche se poi da ragazzino ho virato verso Little Tony. E poi c'è il grande interesse per Tolstoj, che davvero amo molto. Ha il respiro del grande narratore capace di universalità e grandi voli spirituali: bravo a raccontare le grandi storie e capace di approfondire le minuzie. Mi fa venire in mente i più grandi registi, del calibro di Steven Spielberg e Orson Wells».
Quindi ama molto anche la "Sonata a Kreutzer"
«Molto sì. L'ho anche approfondita con attenzione. E' un romanzo breve o un racconto lungo, che Tolstoj scrive quasi sessant'anni dopo il lavoro di Beethoven. E' la storia di una passione molto accesa di un uomo per la sua donna, che si conclude in maniera tragica con l'uccisione di quest'ultima per gelosia dopo un sospetto tradimento. Lo stesso Tolstoj, qualche tempo dopo la pubblicazione, fu costretto a scrivere una postfazione in cui precisava la sua condanna al gesto del protagonista».
Una vicenda purtroppo di un'attualità sconcertante.
«Sì, un femminicidio brutale che lo stesso uxoricida racconta in un lungo viaggio in treno. L'uomo infatti è stato assolto dopo il processo e anche questo richiama all'assurdità delle leggi che, anche in Italia fino agli Anni Ottanta, non punivano il delitto d'onore. E ogni giorno leggiamo tuttora di uomini che uccidono donne pensando di avere ragione».
Lei ha una voce particolarmente adatta per i monologhi seri e profondi, molto diversi da quelli dell'automobilista "incazzato" di Zelig.
«Diciamo che mi sono fatto strada attraverso la comicità, ma fin da ragazzo ho cercato di non fare solo il comico per non rimanere prigioniero di un personaggio. Certo, Zelig mi ha portato l'affetto del pubblico, è innegabile. Ma mi fa piacere che poi anche figure religiose di spessore come il cardinal Tarcisio Bertone e monsignor Giancarlo Ravasi mi abbiano chiamato a parlare di cose serie e meditative».
Quali sono i suoi progetti a breve termine?
«Sto girando i teatri con "Ma per fortuna che c'era il Gaber", un viaggio tra inediti e memorie del Signor G., mentre in autunno uscirà su Rai 1 "Libera", una fiction a metà tra giallo e commedia in cui interpreterò un ruolo di rilievo. E poi con il Centro Teatrale Bresciano ho realizzato "Andavamo a mille", in cui la mia grande passione automobilistica sfocia nel tributo alla corsa più bella del mondo, la Mille Miglia».
Un'ultima domanda: lei è artista poliedrico. Ma ha una preferenza professionale?
«A questo punto della mia carriera posso permettermi di dire che mi sento a mio agio dove sono effettivamente a mio agio. In qualsiasi ambito. Prendiamo la televisione: a volte mi trovo molto bene, altre sono a disagio. E lo stesso vale per il teatro. E se proprio devo scegliere mi piace particolarmente ogni proposta che mi consenta di rapportarmi con la letteratura, come ad esempio gli audiolibri: ne ho fatti molti, tutte le opere di Dino Buzzati -che amo dall'adolescenza- e tra i contemporanei ho un bel feeling con Nicolò Ammaniti».Daniela Scherrer