foto da Quotidiani locali
il personaggio
C’è un emergente tipo di volley particolarmente inclusivo e profondo, si chiama sitting volley. Marcello Marchesi, coordinatore e direttore tecnico del Consorzio Non Solo Sport (Volley 2001 Garlasco) ed esperto tecnico di pavese, è uno dei più convinti promotori della disciplina e, nella nazionale maschile, è vice di Alì Reza Moameri, iraniano considerato il Velasco del sitting.
Marchesi è inciampato non per caso nel sitting volley che lo ha sempre interessato. «La prima volta sono stato invitato ad un corso allenatore di sitting volley, i miei primi contatti con quel mondo sono stati facilitati da Emanuela Longa, mia ex giocatrice a Rivanazzano, soprattutto medico affermato che ha fatto il grande salto e ora è medico della nazionale femminile maggiore, nello staff di coach Julio Velasco oltre che da tempo inserita nel sitting».
Un aspetto che ha acceso l’attenzione e la passione di Marchesi, docente Fipav in materia, è il grande grado di inclusività della disciplina, opportunità vera di aggregazione e vita per tante persone.
«Il sitting volley è più sviluppato in Paesi con alto disagio sociale, in guerra o che ne sono appena usciti. La menomazione è una sorta di lutto, va elaborato, gestiamo per questo motivo anche l’aspetto psicologico. Lo sport, da sempre, aiuta tanto. E’ anagraficamente trasversale, dal cinquantenne esperto ai ragazzi anche minorenni, tutti in campo con storie pazzesche e da brividi», spiega Marchesi, docente Fipav, che approfondisce: «Durante un corso di aggiornamento ad aprile per allenatori e insegnanti di educazione fisica tenutosi a Voghera, Adolescere ha mandato tutti i suoi atleti a provare, anche una ragazza incinta quasi al termine del ciclo non ha voluto esimersi dal mettersi in gioco».
Marchesi sottolinea con forza altri aspetti: «Sul campo di sitting volley, giocando seduti, tutte le limitazioni spariscono, addirittura diventano vantaggi. Ci sono ragazzi che da seduti tirano la palla a cento all’ora, come nel volley. I giocatori di sitting non stanno mai fermi, si spostano sempre appoggiati a terra con il sedere andando se serve anche fuori dal campo. Non è volley da passeggio».
In provincia, nel sitting è particolarmente attiva la società Asd MoviSport che da alcuni anni ospita raduni collegiali della nazionale femminile su due campi ad hoc allestiti nel palestrone di San Vittore che di recente ha accolto Italia-Slovenia, amichevole tra nazionali che hanno disputato la finale dell’Europeo.
«MoviSport è un ambiente molto accogliente, fatto di persone che si mettono in gioco – afferma Marchesi che poi sposta l’analisi sul piano tecnico –. La scelta Fipav di far giocare insieme atleti con limitazione e normodotati, oltre ad aumentare l’inclusività alza il livello aiutando i giocatori con limitazione fisica che spesso arrivano da mondi diversi dal volley. La tecnica viene molto adattata alle condizioni fisiche, ogni squadra gioca in un modo diverso proprio per le situazioni e le storie di chi schiera. Il miglior gioco è con sei palleggiatori, ma occorre preservare gli attaccanti. Non c’è un palleggiatore che corre per tutto il campo con nel volley, ma cooperazione con adattamenti inutili nel volley, ma essenziali in questa disciplina. Fisicamente, l’altezza del busto fa la differenza, così come nel volley la fa l’altezza del corpo».
La nazionale femminile italiana, nata nel 2017 e allenata da Amauri Ribeiro, brasiliano ex oro olimpico pallavolo nel 1992, è campione d’Europa e andrà alle ParaOlimpiadi di Parigi, la maschile, nata nel 2016, è settima nel ranking mondiale.
Marchesi sarà con gli azzurri a San Petar (Slovenia) dal 27 giugno al 1° luglio per la Silver League, con Slovenia, Ungheria, Lettonia, Olanda e Turchia e dal 3 luglio in Olanda per un torneo internazionale. In Italia il movimento cresce, Marchesi visiona e cerca giocatori tra i club italiani. E a Tromello, in D femminile, anche quest’anno dedicava un allenamento al sitting tra l’entusiasmo delle sue ragazze…Fabio Babetto