BRONI. L’Avis di Broni compie 70 anni. Era il 2 giugno 1954 quando, per volontà di Stefano Crubellati e degli amici Emilio Spalla, Piero Colombi, Migliorino Selmi e Marco Rava, è nata la sezione bronese dei donatori di sangue, che oggi conta 483 donatori e 14 soci collaboratori e che lo scorso anno ha raccolto 929 sacche. Settant’anni di storie di altruismo – dalle difficoltà a donare il sangue con le prime tecniche di prelievo, alla donazione per avere la bistecca come “colazione” per chi non se la poteva permettere, o, più di recente, Lino che, nonostante non possa più donare per limiti di età, ha continuato a impegnarsi nel servizio ristoro, o Elisa Nonna, che ha fatto la sua prima donazione il giorno del suo 18esimo compleanno - raccontate da donatori giovani e anziani, medici e infermieri, e raccolte nel documentario “Una goccia nel mare”, per la regia del filmaker Ermanno Bidone, che sarà proiettato domenica, al teatro Carbonetti, in occasione della Festa del donatore.
Il traguardo
«Si tratta di un traguardo molto importante. Sono molto orgoglioso che questa ricorrenza cada sotto la mia presidenza perché mi tocca in prima persona: come donatore, dal 2012, come volontario e dirigente – sottolinea il presidente Davide Giorgi –. Non è solo una commemorazione, ma il risultato di una lunga storia di amore e dedizione al prossimo che ha visto coinvolti donatori, volontari, persone che, a diverso titolo, in questo lungo periodo hanno portato avanti l’impegno di Avis Broni».
Storie ma anche risultati concreti: l’impegno, tramite una raccolta firme, per scongiurare la chiusura dell’ex ospedale Arnaboldi, ora Casa di comunità, che ospita la nuova Unità di raccolta per l’Oltrepo orientale, e il record di 957 raggiunto nel 2021 in piena pandemia Covid. «Gli obiettivi per il futuro sono, in primo luogo, aumentare il numero dei donatori e delle sacche raccolte, ottimizzare la raccolta con una organizzazione più puntuale, ad esempio con la “donazione a chiamata” – aggiunge Giorgi -. Ai giovani rivolgo l’invito a venire a donare, perché, come recita il nostro motto, “Donare è gioia”. A noi non costa nulla, ma è un grande gesto d’amore verso gli altri, che insegna valori importanti, come l’attenzione all’altro, la gratuità, la solidarietà. E i giovani hanno bisogno di credere e di attuare questi importanti ideali».
Domenica, la giornata partirà alle 8.45: sfilata dalla Casa di comunità per le vie della città con il Corpo bandistico di San Colombano al Lambro e deposizione della corona al monumento Avis. Alle 9.30, la messa in basilica, alle 11 il corteo riprenderà fino al teatro Carbonetti per la premiazione degli avisini benemeriti e la proiezione del documentario. La giornata terminerà con il pranzo sociale al ristorante La Buta di Bosnasco. «Ai volontari che ho incontrato, giovani e veterani, ho chiesto: perché lo fate? – spiega il regista del documentario - Le risposte sono state diverse e comprendono anche un aspetto, se vogliamo, egoistico, l’opportunità di sottoporsi gratuitamente a controlli regolari. Ma c’è di più, molto di più. Lo stare insieme, la consapevolezza di far parte di una comunità, più o meno ampia, di persone che si sostengono, e accettano di donare, incondizionatamente, un po’ di sé». —
