foto da Quotidiani locali
PAVIA. Il suo sogno è quello di abbeverare il proprio cavallo in riva al Ticino, il 9 giugno. Vale a dire conquistare palazzo Mezzabarba. «Sono marxista, trotskista e rivoluzionario» dice di sè Francesco Grisolia, candidato sindaco a Pavia per il Partito comunista dei lavoratori. La chiarezza prima di tutto.
Nato a Genova,72 anni, laureato in legge, figlio del procuratore generale della Repubblica, madre casalinga proveniente da famiglia di avvocati, la politica gli entra nel sangue prestissimo, a 14 anni, mettendo subito da parte l’idea di una carriera forense nonostante le sue origini borghesi. Entra nei giovani socialisti, ma ne esce nel’68. Ma non prenderà mai la tessera del Pci: «Sempre stato anti-stalinista».
Trasferitosi a Milano, la sua storia si dipana attraverso la militanza in gruppi minori, fino all’approdo a Rifondazione comunista. Ne esce quando Bertinotti entra nel governo Prodi. Infine, entra nel Partito comunista dei Lavoratori. «Ma la mia attività principale, pur lavorando nel mondo delle assicurazioni, è stata poi quella di sindacalista della Cgil a Milano, dove mi sono trasferito da giovane – spiega – . Sono stato nella direzione nazionale del sindacato in pratica fino al 2018».
Grisolia ha lavorato spesso a Roma, collaborando a stretto contatto con i grandi segretari della Cgil, da Trentin a Cofferati, da Camusso a Epifani: «Ottimi rapporti con tutti, molti li sento ancora oggi. Anche se un rapporto di amicizia vero era nato con Epifani». Anche nella Cgil è sempre stato «più a sinistra di tutti nel direttivo nazionale». Con Landini ha avuto, e ha, un buon rapporto. «Anche se tende ad esagerare con le parole, rispetto ai fatti» sghignazza.
Meglio la “moderazione verbale” di Epifani e Cofferati insomma. Ma tant’è. Ama la letteratura e i film d’autore, soprattutto americani: da John Houston a John Ford. Ama anche Monicelli, fra i registi italiani. La coerenza, rivendica, è stata la sua guida da sempre e non solo in politica: «Gli elettori di Pavia lo sappiano: dico sempre quello che penso. Mi piace la chiarezza, sono uno schietto. Per me la politica è trasparenza». Un difetto? «A volte, troppo entusiasmo. Si rischia così di scottarsi...». —