L’esortazione di monsignor Sanguineti: «La città è nel pieno del cambiamento, partecipare si deve»
PAVIA. Si sono chiuse le celebrazioni di Pentecoste. Dopo i vespri e la processione, ieri in duomo il vescovo Corrado Sanguineti ha tenuto l’omelia che ha preceduto la riposizione nell’abside delle reliquie della passione del Signore. Ed è durante l’omelia che monsignor Sanguineti, rivolgendosi ai fedeli, sottolinea l’importanza di non disertare le urne, segna in rosso la necessità di politiche sociali attente agli ultimi, richiama il valore della partecipazione alla vita democratica della città «e della nostra nazione, inserita nell’Unione Europea, come una delle nazioni fondatrici dell’Europa unita».
Nessuna preferenza
«Ovviamente non è mia intenzione appoggiare una o l’altra parte, ma per quanto riguarda il futuro della nostra città, chiamata nei prossimi anni a scelte importanti che disegneranno il volto della Pavia del prossimo futuro e che potranno valorizzare o sprecare occasioni e opportunità che difficilmente si ripresenteranno, mi sembra che un utile strumento di riflessione e di confronto sia rappresentato dal testo “Idee per Pavia. Una scrittura collettiva per il bene comune”, espressione della Scuola di Cittadinanza e Partecipazione, promossa dal Servizio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro».
Un testo, spiega il vescovo, che è frutto dell’ascolto dei cittadini e che richiama «la vocazione propria di Pavia, come città del sapere, della bellezza, della salute e dell’inclusione».
«Pavia ha capacità autentiche di accoglienza, di ospitalità, di solidarietà, d’integrazione e può essere, sempre più, una città a misura d’uomo. Condivido i criteri e le proposte che riguardano il tema cruciale delle politiche sociali e che possono rappresentare una sorta di “indice” che dovrebbe stare a cuore a coloro che si candidano a governare la nostra città ed essere tenuto presente nella scelta del voto – sostiene Monsignor Sanguineti -. Si parla di sostegno alla famiglia e alla vita nascente, a fronte della grave crisi demografica che colpisce il nostro territorio, di cura delle persone minorenni, segnate da gravi fragilità sul piano psicologico, emotivo, educativo e morale, di assistenza alle persone anziane e disabili e di attenzione alle periferie fisiche ed esistenziali».
Un criterio nella scelta a chi affidare il futuro della nostra città, sottolinea il vescovo, è la cura per coloro che, per differenti ragioni, rischiano di essere cittadini invisibili.
Attenzione ai deboli
«Il posto centrale che hanno i soggetti deboli, dall’adolescente a rischio all’anziano solo, dalle famiglie in povertà a chi fatica a qualificarsi per un lavoro dignitoso, è il primo segno di una civiltà degna di questo nome».
Sono tanti i fedeli riunitisi per la riposizione delle Sante Spine nella cattedrale in cui risuona l’appello del vescovo che ricorda come l’umanesimo, che ha un’anima cristiana e laica, «nella nostra storia pavese ed europea, diviene anche la cifra fondamentale che ci dovrebbe guidare nell’appuntamento delle elezioni europee».
«Non vanno disertate le urne e vanno ritrovati la passione e l’impegno di dire una nostra parola e di esprimere una scelta per il cammino futuro dell’Europa. I valori in gioco nella scelta di chi amministrerà Pavia nei prossimi anni, in modo ancora più ampio e comprensivo, sono in gioco per l’Europa, aggiungendo la sfida aperta della pace. Una politica che intende servire veramente il bene e il destino dei popoli deve essere una politica per la pace, che apre strade di dialogo e di risoluzione diplomatica per far cessare ogni guerra».
