BRESSANA. La soluzione del giallo di Bressana risiede nelle abitudini e nelle frequentazioni di Enore Saccò, 75 anni, scomparso dalla sua casa di via Gramsci dove giovedì pomeriggio, in seguito a un incendio, è stato trovato un corpo carbonizzato, quasi certamente il suo. Ne sono convinti i carabinieri del nucleo operativo di Pavia e della compagnia di Stradella che, per scavare nella vita del pensionato, hanno già interrogato decine di persone, che vivono a Bressana ma non solo.
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Si indaga sulle relazioni
Si guarda anche oltre il paese, nei luoghi che l’uomo frequentava per la sua passione di rigattiere e dove faceva mercatini per vendere vasi di terracotta e chincaglierie varie. Luoghi in cui il pensionato potrebbe essersi fatto dei nemici.
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Il riserbo degli investigatori è massimo, ma gli accertamenti includono anche l’attività di gestione del consistente patrimonio immobiliare che impegnava Saccò da diversi anni, anche prima che andasse in pensione dopo una vita di lavoro come linotipografo a Milano. In paese a Bressana lo vedevano spesso in centro a riscuotere gli affitti dei suoi immobili, tra cui due bar e una pizzeria lungo la centralissima via Depretis, ma anche alcuni appartamenti, nella stessa zona. Non è nemmeno da escludere che l’uomo, anche considerata la sua condizione di benestante, possa avere aiutato qualcuno economicamente, magari prestandogli del denaro, e poi le cose siano andate male. Ma si tratta solo di ipotesi.
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Un corpo da identificare
La procura di Pavia, attraverso il sostituto Giuliana Rizza, ha aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti. Intanto proseguono gli accertamenti sul corpo ritrovato giovedì, a distanza di due giorni dall’incendio della casa, nello scantinato della villetta di Saccò in via Gramsci. Corpo che è stato già a lungo esaminato sul posto dal medico legale e dell’antropologo forense, un professionista che studia i resti di una persona a partire dalle ossa e che, da questo esame, può trarre importanti conclusioni.
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Il contributo di questo professionista è legato allo stato di ritrovamento del cadavere, che era di fatto smembrato, a pezzi. A determinare questa situazione potrebbe essere stato, però, l’effetto del fuoco e l’intervento di smassamento dei detriti, alcuni dei quali caduti dal soffitto, anche sul corpo, a causa del calore.
Saccò era di costituzione robusta, ma lo stato dei resti impedisce di riconoscere nel corpo carbonizzato questa caratteristica.
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Il fumo nei polmoni
L’autopsia, che sarà eseguita la prossima settimana all’istituto di Medicina legale, potrà dare un contributo alle indagini.
Si cercheranno eventuali segni di violenza rimasti nascosti in superficie e un dettaglio chiave sarà l’eventuale presenza o meno di fumo nei polmoni. Se l’uomo infatti non ha respirato fumo vorrà dire che la morte è subentrata prima e quindi l’ipotesi dell’omicidio acquisterebbe ancora più consistenza.
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