foto da Quotidiani locali
PAVIA. Accogliendo la richiesta presentata un anno fa dalla procura di Milano, la gip Alessandra Di Fazio ha disposto l’archiviazione dell’indagine sulla presunta “lobby nera”, che assieme all'eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza vedeva coinvolto anche il pavese Angelo Ciocca, parlamentare europeo della Lega e altre sei persone (il consigliere lombardo del Comitato Nord Massimiliano Bastoni, la consigliera comunale milanese di Fratelli d'Italia Chiara Valcepina, Roberto Jonghi Lavarini, detto «il barone nero», il commercialista Mauro Rotunno, Lali Panchulidze, presidente dell'Associazione culturale internazionale ecumenica cristiana Italia Georgia Eurasia e Riccardo Colato, esponente di Lealtà Azione). L’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio aveva preso il via dopo un servizio della testata online Fanpage, rilanciato su La7 da Piazzapulita, riguardante presunti fondi per la campagna elettorale di Fratelli d'Italia per le amministrative milanesi dell'ottobre 2021.
Il commento di Ciocca
«Non c’è nulla da commentare – dice Ciocca dopo l’archiviazione – piuttosto mi aspetto le scuse dei tanti giornalisti, giornali e trasmissioni di sinistra che avevano costruito, come dire, un finzione cinematografica, facendo male il proprio mestiere, in maniera non obiettiva e non prefessionale. Le scuse me le aspetto non tanto per me - certe accuse mi scivolano addosso - ma per le persone care che ho attorno. L’indagine? Era il nulla, poteva essere un copione costruito per una strumentalizzazione politica. Non gli ho prestato attenzione quando è la cosa è uscita, né successivamente. Se però non mi chiederanno scusa, a partire da Fanpage, sarò costretto a querelare tutti quelli che hanno inventato questa storia e il ricavato lo impiegherò per una borsa di studio affinché nel nostro Paese ci siano giornalisti liberi».
La richiesta di archiviazione
Il pm Giovanni Polizzi aveva giustificato la richiesta di archiviazione delle accuse perché «pur essendo emersi elementi che inducono il sospetto del ricorso a finanziamenti illeciti», tra cui «le affermazioni», nei video di Fanpage, di Fidanza e Roberto Jonghi Lavarini, «e la consegna della valigia che avrebbe dovuto contenere il denaro» (il trolley dentro cui c’erano copie della Costituzione e libri sull'Olocausto), «le risultanze» dell'inchiesta «non hanno restituito riscontri convergenti e concludenti» per «sostenere l'accusa in giudizio».
Per il magistrato «le affermazioni di Roberto Jonghi Lavarini e di Carlo Fidanza sul sistema di riciclaggio e illecito finanziamento ai partiti non hanno trovato riscontro nelle indagini svolte sull’attività del commercialista Mauro Antonio Rotunno che, a dire dei due, avrebbe dovuto avere un ruolo chiave. Parrebbe quindi trattarsi di un progetto futuro rimasto ancora in fase iniziale nel momento in cui sono subentrate le indagini penali. Anche se Jonghi Lavarini ha affermato, in uno dei video, che si tratta di un sistema già utilizzato, va dato atto che di ciò non è stata rinvenuta alcuna conferma».