PAVIA. Il 5 novembre 1948 il collegio Cairoli ha aperto la porta ai primi studenti: non il portone di legno sull’omonima piazza, come oggi, ma un varco su largo Confraternita di San Sebastiano, di fianco alla chiesa di San Francesco. Tra le prime matricole Alberto Arbasino e Francesco Alberoni.
Settantacinque anni ricchi di storia, di persone, di eventi che il collegio Fratelli Cairoli di Pavia - “rinato” grazie alla lungimiranza del rettore Plinio Fraccaro - comincerà a celebrare a partire da lunedì 6 novembre per tre giorni.
«Una commemorazione che privilegerà le novità – annuncia il rettore Andrea Zatti –. Raccogliendo notizie sulla fondazione e sulla storia sono emersi aspetti nuovi e interessanti».
Affiorano in filigrana dai ricordi degli ex alunni, riuniti nel volume Memorie cairoline. Ricordi di ex alunni del Collegio Cairoli di Pavia (Ibis edizioni), in uscita prima di Natale, e anche dalla meticolosa indagine che Arrigo Pisati, matematico appassionato di storia, e ovviamente ex cairolino, sta conducendo ormai da tre anni.
San Francesco, i primi mattoni
«Il primo evento, lunedì alle 16.30, è la visita guidata nella chiesa di San Francesco Grande, a cura di Gianpaolo Angelini e Filippo Gemelli – spiega Zatti – Metterà in luce l’ulteriore intreccio del nostro collegio con la storia pavese».
Secondo la leggenda San Francesco venne a Pavia, tanto che nel 1228 un gruppo di seguaci vi si insediò erigendo la chiesa a lui intitolata. «Il convento invece ha avuto fasi alterne – racconta Arrigo Pisati –. Troppo esteso e formato da piccoli edifici. Quando scarseggiano le risorse viene demolito. Qualche traccia rimane solo nelle case vicine. Non va meglio quello progettato da Giovanni Ruggeri perché di nuovo finiscono i soldi». La fortuna gira quando nel 1781 l’imperatore d’Austria Giuseppe II, in conflitto con il Papa, decide di spostare da Roma a Pavia il collegio germanico-ungarico .
Il primo collegio di Giuseppe II
Mette gli occhi sul convento di San Pietro in Ciel d’Oro ma c’è anche quello francescano ancora incompiuto. E’ grande, perfetto per il suo progetto. Impone così una permuta: dona San Pietro in Ciel d’Oro ai francescani che, così, liberano il loro edificio.
Il primo incarico, per completare il grande complesso, viene affidato al Piermarini che accetta ma poi passa il testimone all’allievo Pollack. «Il collegio apre nel 1782 – racconta Pisati – Primo rettore è Giuseppe Zola, prefetto agli studi Pietro Tamburini, due teologi». Giuseppe II ci tiene a tal punto che persino l’amministrazione del vicino Ghislieri è soggetta in quel periodo al Cairoli, affidata al marchese Botta Adorno.
«Nel 1796 arriva Napoleone e chiude il collegio – prosegue Pisati – Si susseguono poi tanti passaggi di proprietà, molti privati tra cui uno che pensava di possedere anche la chiesa. Alla fine torna al Demanio militare e viene trasformato in caserma dal 1835 al 1946, quando Plinio Fraccaro riesce a rifondare il collegio, riservandolo agli studenti bisognosi ma meritevoli provenienti da tutta Italia». Intitolato ai fratelli Cairoli apre nel 1948 e Fraccaro vi rimane come rettore fino al 1954.
Il tesoro d’arte
Sarà proprio Pisati, sempre lunedì 6 novembre ma alle 18, a raccontare l’intervento di Fraccaro. E’ più tardi con il figlio Marco Fraccaro, genetista, che il collegio apre all’arte.
«Martedì 7 novembre, alle 17.30, Cristina Fraccaro e Giosuè Allegrini presenteranno, con visita guidata, la collezione di arte contemporanea del collegio che da 52 anni organizza anche mostre – spiega Zatti –. Grazie al lavoro gratuito dell’ammiraglio Allegrini è stata digitalizzata: 10mila documenti e oltre mille opere sono ora consultabili e presto entreranno nella Digital Library dell’Università».
Mercoledì 8 novembre spazio invece alla musica: alle 21 serata con la band rock e il coro del collegio. —
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