foto da Quotidiani locali
PAVIA. E se tra otto mesi, alle comunali per Pavia, i duellanti fossero Daniele Bosone e Fabrizio Fracassi? L’ex senatore ed ex presidente della Provincia Pd contro il sindaco leghista uscente? Uno scenario che potrebbe essere tacciato di fanta-politica, anche se la politica degli ultimi anni assomiglia sempre più al meteo: le previsioni più attendibili sono quella a brevissima o breve scadenza.
Primarie di coalizione
Nel centrosinistra, i dati rilevanti al momento sono due: il rinnovo del segretario cittadino uscente del Partito democratico, Michele Lissia(vicino a Bosone), e la richiesta da parte di Cittadini per Pavia, la lista fondata dall’ex sindaco Massimo Depaoli, di fare le primarie di coalizione, tema del quale si dovrebbe discutere questa sera in un incontro del tavolo di coalizione.
Daniele Bosone, domenica sera, era nella sede Pd di via Beccaria per il rinnovo della segreteria. Come eventuale candidato ha il vantaggio di poter riscuotere consensi negli ambienti cattolici e di conoscere bene “la macchina”, cioè il funzionamento di un ente locale e di Asm, azienda della quale è stato presidente. Di contro, ha lo svantaggio di risultare divisivo rispetto agli alleati allineati più a sinistra. La lista Pavia a colori di Alice Moggi difficilmente accetterebbe questa candidatura. Anzi, non la accetterebbe proprio. Inoltre si dice che, da direttore sanitario del Mondino, stia seguendo con attenzione le imminenti nomine nell’ambito della sanità lombarda. Quindi più che Bosone vero e proprio, il candidato potrebbe essere un “bosoniano”, definizione ampia che va dall’ex assessore e attuale consigliere provinciale, Giuliano Ruffinazzi, all’ex assessore ed ex presidente di Pavia acque, Matteo Pezza. Anche se c’è chi (non solo nel centrosinistra) si auspica che venga individuato proprio lui, l’ex senatore Bosone, come sfidante all’amministrazione uscente di centrodestra.
Fracassi bis?
Sul versante opposto, al momento l’unico ad avere posto sul tappeto la propria ricandidatura è Fabrizio Fracassi. E lo ha fatto più che legittimamente, considerato che una legge non scritta della politica prevede che il sindaco uscente sia ricandidato se non ha compiuto errori inemendabili. La Lega non si è ancora espressa ufficialmente, se si eccettua il vice presidente del Senato, Gian Marco Centinaio che ha anticipato chiaramente che piuttosto che votare Fracassi darà il suo voto a Bosone. Per il resto la Lega color Ciocca ha interesse a mantenere il controllo della città di Pavia (soprattutto con l’eurodeputato che nel 2024 tenterà la riconferma) mentre la Lega tinta Palli non ha interesse a mettersi di traverso: se Fracassi dovesse farcela sarebbe una vittoria della Lega, se i pavesi dovessero bocciarlo sarebbe una sconfitta di Angelo Ciocca.
La variabile più importante è costituita dagli altri partiti della coalizione, anche se è assolutamente necessario fare una premessa di metodo.
Decide Milano
Le candidature del 2024 verranno decise dalle segreterie regionali dei tre partiti, considerato tra l’altro che, oltre a Pavia, si voterà anche per il sindaco di Bergamo e per quello di Cremona.
Detto questo, l’orientamento degli alleati non sembra essere a favore di Fracassi. Il coordinatore regionale di Forza Italia, Alessandro Sorte, avrebbe spostato il proprio interesse da Pavia a Bergamo. Quindi, tanto per non fare nomi, l’ipotesi Antonio Bobbio Pallavicini potrebbe uscire di scena.
Diversa la situazione in casa di chi, a questo giro, darà effettivamente le carte: Fratelli d’Italia. In questo caso, forte di un consenso sempre molto alto, la ministra e coordinatrice regionale, Daniela Santanchè, ha già messo in chiaro che il nome del candidato sindaco dovrà uscire dal partito di Giorgia Meloni e ha chiesto al segretario provinciale, Claudio Mangiarotti e alla segretaria cittadina, Paola Chiesa, di fornirle una rosa di nomi. Tra i più plausibili c’è quello dell’attuale presidente del Consiglio comunale, Nicola Niutta, tra quelli più fantasiosi quello del presidente della Camera di commercio, Giovanni Merlino.
C’è un solo problema: chi lo dice a Fracassi?Sembra una battuta, in realtà per segnare la discontinuità con un sindaco uscente è necessario (anche se non obbligatorio) fornire una motivazione. Ma la Lega, come si è visto, non ha motivi per opporsi a Fracassi e gli altri partiti, avendoci governato insieme per 4 anni e mezzo, difficilmente potranno dire che ha fatto male. Dunque, se davvero fosse Bosone versus Fracassi?
Le elezioni del 2019: il leghista trionfò al primo turno con il 53,04% delle preferenze
Fabrizio Fracassi vinse le comunali, il 26 maggio 2019, al primo turno, con il 53,04 delle preferenze. Appoggiato da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e da due liste civiche, sbaragliò gli altri pretendenti alla poltrona più prestigiosa di palazzo Mezzabarba: Ilaria Cristiani per il centrosinistra, Vincenzo Nicolaio per il Movimento 5 stelle, Paolo Walter Cattaneo per Rifondazione comunista, Stefano Spagoni per Italia in Comune e Massimo Depaoli per Cittadini per Depaoli sindaco. Alla Lega, che all’epoca aveva nel Paese un consenso molto più elevato rispetto a oggi, toccò la maggioranza dei consiglieri comunali e degli assessori. Rispetto a quattro anni fa, gli equilibri politici all’interno del centrodestra sono radicalmente cambiati, con Fratelli d’Italia passata dal 3% del 2019 all’attuale 30%. Per quanto riguarda il centrosinistra, la sconfitta del 2019 maturò soprattutto negli ultimi mesi dell’amministrazione. Il sindaco, Massimo Depaoli, diede le dimissioni a due mesi dal voto, in aperta polemica con il Partito democratico. Fu il culmine di una “guerriglia” sotterranea durata alcuni mesi e che disorientò gli elettori. Rispetto ad allora, Depaoli e il Pd hanno ricucito il loro rapporto. Anche se, alla luce di alcune voci riguardanti le possibili candidature per le comunali 2024, non è detto che l’armonia debba continuare.