PAVIA. Un lavoro certosino che ha portato a riscoprire molte varietà di pomodori antichi, con l'obiettivo di conservare la biodiversità, incentivandone la coltivazione. E' durato tre anni, e sta per volgere a conclusione, il progetto denominato “La rava e la fava”, finanziato da Regione Lombardia, che ha come capofila l'Università di Pavia, con la collaborazione della cooperativa Orti Sociali di Voghera e la partecipazione degli Orti Botanici di Bergamo e dell'Università Statale di Milano.
«Abbiamo battuto tutta la Lombardia alla ricerca di pomodori di origine antica e ne abbiamo portati alla luce almeno una trentina» spiega Graziano Rossi, professore del Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università di Pavia.
I semi sono stati stoccati nella banca del “Germoplasma vegetale” dell'Università con l'intento di riprodurli. Un caso curioso arriva da Zavattarello, con il cosiddetto “pomodoro della farmacista di Zavattarello”, importato dalla dottoressa Cesira Suffritti, originaria della provincia di Modena, e mamma del dottor Alberto Mai, che continua la tradizione di famiglia. «Si tratta di un pomodoro dalla bacca molto grande e tondeggiante» spiega Rossi.
Altri esempi di pomodori “extralarge”, appartenenti alla famiglia della “Tumatica giganta”, arrivano da Cassolnovo e da Carbonara al Ticino. Ci sono poi i “pomodori grossi rosa”, che raggiungono anche i 2 chilogrammi di peso. Questa tipologia viene tramandata dall'orticoltore Andrea Olezza, in Oltrepo, nella zona di Ghiaie di Corona. Un cultivar originale giunge da Barona, frazione di Albuzzano, dove Sofia Zucca produce pomodori che presentano due forme distinte nella stessa pianta. A Vigevano, il pomodoro “Viarenghi” ha ottenuto il riconoscimento di varietà unica certificata dal Ministero dell'Agricoltura e viene considerato il pomodoro più antico d'Italia ancora coltivato. Ha una forma tonda, non grossa, con superficie liscia. E' perfetto per l'insalata, ma anche cotto. A Breme, la famiglia Aceti mantiene in vita una cultivar anni '50, sul modello del cuore di bue. In Oltrepo, a Varzi e a Rivanazzano Terme, sopravvive la variante “Liberty bell”, piccoli pomodori piatti, vuoti all'interno, e ideali per essere farciti.
ALESSANDRO QUAGLINI
