Il 31 luglio il Cinema Odeon di Milano – una delle sale più antiche (venne inaugurato quasi un secolo fa, nel 1929) e belle d’Italia – concludeva la sua storia gloriosa con un’ultima giornata di proiezioni, in attesa di diventare, nel 2024, un moderno centro commerciale.
Una scelta dettata da un cambio epocale che ha visto le sale svuotarsi in favore dello streaming e della visione privata sulle piattaforme digitali, soprattutto quando il passaggio dal grande schermo alla propria smart tv sta diventando sempre più immediato.
Eppure tra i titoli proposti all’Odeon di Milano nel suo ultimo giorno di programmazione c’era un film capace di creare ancora lunghe code all’esterno del cinema per garantirsi un posto in biglietteria: “Barbie” di Greta Gerwig.
Uscito lo scorso 20 luglio in tutta Italia – è attualmente programmato nelle multisale pavesi Movie Planet di San Martino Siccomario e Parona e al The Space di Montebello, mentre il prossimo 5 settembre sarà proiettato in lingua originale con sottotitoli in italiano al Castello Visconteo di Pavia come ultimo appuntamento estivo della rassegna “Cinema sotto le stelle” – la commedia sulla celebre bambola della Mattel sta dominando il box office globale con oltre 750 milioni di dollari di incassi.
Un dato impressionante confermato dalla programmazione capillare di “Barbie” in tutte le arene italiane dove giovani e adulti arrivano in massa mossi da un’incontenibile voglia di vedere non solo il film del momento, ma forse il “film dell’anno”.
La pellicola – che, viaggiando a questi numeri, sta dividendo la popolazione tra chi l’ha visto e chi “deve” ancora vederlo – ha conquistato pubblico e critica raccontando, attraverso la brillante performance di Margot Robbie la storia di Barbie Stereotipo, una bambola bellissima allontanata da Barbie Land dopo che una flessione emotiva la rende "imperfetta": partirà alla volta di un'avventura nel mondo reale per cercare la vera felicità.
Sarà qui che Ken (un divertente Ryan Gosling), partito di nascosto insieme a lei, scoprirà il patriarcato – nel Mondo Reale sono infatti gli uomini a ricoprire le posizioni di potere, vengono rispettati e anzi temuti dalle donne – e cercherà di instaurarlo anche a Barbie Land.
È proprio questo scontro di genere – oltre a un’estetica curata nel minimo dettaglio – la chiave vincente di un film pensato più per gli adulti in cui la stessa regista evita magistralmente il politically correct (scherzando sulla stessa Mattel) e lancia diversi spunti di riflessione.
Perché è soprattutto questo che un film, oltre a intrattenere, deve fare: suscitare opinioni, solleticare la mente, portare il pubblico a guardarsi dentro. Ecco che un film “di costumi” diventa un film “di costume”, una fotografia della società che viviamo che ci stimola a tornare al cinema anche quando i cinema stanno inesorabilmente chiudendo. giacomo aricò
