VIGEVANO. Se non parlassimo della salute delle persone, potremmo consolarci pensando che c’è chi sta peggio. A Vigevano, dove chi ha problemi alla vista può rivolgersi a due strutture, l’ospedale e la clinica Beato Matteo, i tempi d’attesa per l’intervento alla cataratta sono più ridotti rispetto ai 15 mesi dichiarati da Asst Pavia per l’ospedale di Voghera. Una paziente oltrepadana, addirittura, si è sentita dire che i medici l’avrebbero chiamata dopo due anni.
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A Vigevano le cose vanno un po’ meglio, secondo i medici di famiglia, ma c’è poco da stare allegri. «I miei pazienti – spiega Giorgio Rubino, presidente dell’Associazione dei medici di famiglia di Vigevano – mi riferiscono di un’attesa compresa tra sei e otto mesi a Vigevano, mentre si superano i 12 mesi nelle strutture sanitarie del Milanese».
Luca Bellazzi, medico di famiglia e consigliere comunale, spiega che «i tempi ultimamente si sono allungati, ora si può arrivare anche a dieci mesi su Vigevano, soprattutto in ospedale».
La critica dei Cinque stelle
Sui lunghi tempi d’attesa interviene Simone Verni, coordinatore provinciale del Movimento Cinque stelle ed ex consigliere regionale. «Prima di una discussione in aula sulla sanità – spiega Verni – facevamo diverse telefonate in giro per la Lombardia e raccoglievamo i tempi d’attesa in caso di prestazione pubblica, privata o convenzionata con assicurazione. I tempi erano molto differenti. Per la prestazione pagata solo con il ticket l’attesa era di diversi mesi, per quella privata (più cara, ndr) alcuni giorni, per la prestazione in convenzione con l’assicurazione bastavano 24 ore. E quando si avvicina dicembre, prenotare una prestazione pagando solo il ticket in una struttura privata è quasi impossibile, perché l’azienda sposta gli appuntamenti all’anno successivo, avendo già raggiunto il tetto di prestazioni annuali previsto nella convenzione con la Regione». Questo perché una volta sforato il tetto, la Regione non rimborsa più la prestazione per cui il cittadino paga solo il ticket.
I pazienti sembrano rassegnati a questi tempi, che le aziende sanitarie imputano alla carenza di medici, ma secondo Verni qualcosa in realtà si può fare. «Attraverso il telefonino possiamo prenotare voli con tutte le compagnie aeree in tutti gli aeroporti, invece la Regione Lombardia non ha un servizio di questo tipo per le prenotazioni di visite mediche, esami e interventi. Quando un paziente chiama il Cup dovrebbe poter prenotare in ogni struttura sanitaria lombarda, pubblica e privata. Si chiama agenda telematica condivisa, si può realizzare, ma ci vuole la volontà di mettere in rete le informazioni di cliniche e ospedali, e un ente terzo che le gestisca».
Intanto, c’è un metodo per ottenere la prestazione quando la struttura sanitaria dice di non poter rispettare i tempi massimi previsti. «Se una struttura sanitaria sospende l’attività di prenotazione o non è in grado di rispettare i tempi richiesti dal medico di famiglia (il codice di priorità va da urgente a programmata, ndr), il paziente può chiedere all’Urp e al direttore di Asst il rispetto dei tempi del codice di priorità oppure ottenere la prestazione libero-professionale pagando solo il ticket, poi la Regione versa la differenza all’azienda».
Quanto ai medici che mancano, perché i vincitori dei concorsi di Asst rinunciano, per Verni la soluzione sta nel concorso unico regionale, con una graduatoria vincolata, «altrimenti certi posti resteranno scoperti».
