Un esposto del 2010 presentato a Milano cadde nel vuoto. La donna ora racconta in aula la sua esperienza e accusa un vigevanese
NOVARA. C’era già stato un esposto nel 2010. L’aveva presentato a Milano una donna che oggi ha più di 50 anni, e che era uscita dalla setta quando ebbe la sensazione che si commettessero abusi su ragazzine. Non aveva avuto seguito: era stata archiviata. Anche nel 2012 era arrivata a Milano un’altra segnalazione, raccolta da uno psicologo che aveva spiegato come una sua paziente fosse stata adescata. Era però rimasta anonima, e non aveva avuto seguito. È quanto sta emergendo nelle ultime udienze del processo alla «Psicosetta delle bestie», in corso davanti alla Corte d’Assise di Novara nei confronti di 26 imputati ritenuti collaboratori del capo, il Dottore, al secolo Gianni Maria Guidi, deceduto a marzo. Le accuse: associazione per delinquere finalizzata alla commissione di violenze sessuali, anche su minore.
Le testimonianze choc
Dopo la testimonianza delle vittime costituite parti civili (e fra loro Giulia, che nel 2020 aveva fatto riaprire l’indagine con la sua denuncia alla polizia di Novara), le ultime udienze sono state dedicate all’ascolto di altre giovani che avevano fatto parte del gruppo e che a un certo punto avevano deciso di lasciarlo. Altre saranno ascoltate all’udienza di venerdì.
La cinquantenne che nell’agosto 2010 aveva denunciato i fatti a Milano era scappata dodici anni prima. Poi aveva seguito il percorso psicologico. Nell’aula dell’Assise, allestita nella sede dell’università di Novara, racconta di essere stata adescata dalla sua psicologa: all’epoca la professionista le consiglia di frequentare i corsi di danza della scuola Magica di Milano per affrontare il lutto del padre. Tra i corsi c'è anche quello di «spada celtica», dove conosce un maestro di Vigevano, il 62enne Claudio Merli, detto «il Messere», uno degli imputati, con cui instaura un rapporto anche sessuale.
Le violenze
L’uomo la incoraggia a fare cose sempre più strane e violente. Da qui l’inizio di un copione che altre ragazze, nelle udienze succedutesi finora, hanno raccontato: incontri di gruppo, anche con animali, torture fisiche, manipolazioni, tutto nascosto dietro un mondo fiabesco, naturale, libero, in cui prevale la dottrina celtica. Poi però la donna intuisce che nella setta ci sono violenze anche su una bambina, Giulia appunto. Decide quindi di lasciare. Già nella sua denuncia del 2010 la testimone scrive: «Facevo la baby sitter per la figlia di una delle ultime entrate, ma mi sono ribellata quando mi dissero che con la bambina di 7 anni avevano iniziato a danzare tutte nude, e che giocavano con una frusta fatta apposta per lei, accarezzandola nella parti intime». C’erano poi anche donne che, dopo anni di partecipazione a incontri di gruppo, venivano «declassate» perché ritenute troppo «anziane» e non più avvenenti: erano finite a fare le pulizie. Un’altra non parla di violenze su minori, ma afferma di essere stata abusata dal Dottore a da una delle adepte, nonostante lei gridasse «no».
Marco Benvenuti