Dolore, senso di colpa, rabbia. Chi perde qualcuno che ama per suicidio viene trascinato in questo gorgo di sentimenti laceranti. La vita di chi resta (Mondadori) - il nuovo romanzo di Matteo B. Bianchi che sta facendo molto discutere - è un memoir sulla perdita. Bianchi lo presenta sabato, alle 11, alla libreria Il Delfino Ubik di piazza Cavagneria, dialogando con Giorgio Scianna.
Il libro affronta un tema, delicato e dolorosissimo che parte da una storia personale – S., l’ex compagno si è tolto la vita nella casa in cui avevano convissuto per sette anni –- e si allarga, coinvolgendo coloro che ci sono già passati – tanti, più di quanto si possa pensare – e hanno poi vissuto il loro “dopo” in un silenzio assordante.
Un’elaborazione che ha richiesto del tempo.
«E’ successo 24 anni fa – ricorda Bianchi, 57 anni tra 4 giorni, scrittore, editor e autore tv, infanzia a Locate Triulzi, liceo e Università a Pavia – . E in questo lungo periodo pensavo che il tema sarebbe stato in qualche modo affrontato, anche con protocolli medico-scientifici».
Invece?
«Silenzio. Quasi si sia trattato di una rimozione collettiva. Così, da scrittore, ho sentito la necessità e il dovere di parlarne. Il tempo trascorso dai fatti mi ha consentito una giusta distanza emotiva, non volevo cadere nel pietismo. E non volevo fosse una storia solo mia, ma una storia universale».
Ne ha raccolte altre durante la stesura?
«Mi sono confrontato con psicologi, gruppi di auto-mutuo-aiuto, genitori che hanno perso figli, mogli, mariti e mi sono reso conto di quanto la società deleghi a chi rimane, il compito di aiutarsi».
Si aspettava la candidatura al premio Strega?
«No, in realtà ero convinto di averlo scritto per una nicchia di lettori. Invece in due mesi siamo già alla quarta ristampa e sono in corso traduzione in altre lingue».
Domani sarà a Pavia. Un ritorno.
«Ho studiato al liceo Taramelli, poi ho frequentato Filosofia e mi sono laureato in Psicologia sociale con Adriano Pagnin. E a Pavia ho svolto anche il servizio civile».
Che ha raccontato nella sua prima pubblicazione.
«Ho lavorato in una struttura per giovani con disabilità psichiche. In quegli anni era uscita la collana Millelire di Stampa Alternativa. Ho pensato che la mia esperienza potesse essere raccontata in uno di quei libricini. Ho buttato giù 3 pagine e le ho mandate alla redazione. Mi hanno chiesto il resto, ma non l’avevo ancora scritto. Così è nato Non si può mica fare il bagno con quelle troie di onde che era una frase di una giovane ospite della struttura con cui abbiamo trascorso un giorno al mare».
A Pavia è ambientato anche il primo vero romanzo “Generations of love”.
«Sono ancora tuttora legato a Pavia. Con la mia prof di Lettere del Taramelli, che all’epoca sembrava la più cattiva di tutti, ad esempio ora siamo amici. E sono in contatto con altri ex compagni di classe e di facoltà».
Tra cui Giorgio Scianna?
«No, ci siamo conosciuti tramite un amico comune perché sono da sempre un suo fan. E sono onorato che sia lui a presentarmi domani».
Ora la nuova avventura: “Accento edizioni”.
«E’ la casa editrice fondata con Alessandro Cattelan, Io sono direttore editoriale. Ci occupiamo solo di scrittori esordienti, che poi è il mio pane perché dal 1996 me ne occupo con Tina, la mia rivista di narrativa indipendente. Con Accento abbiamo già pubblicato 6 titoli, saranno 8 tra poco perché porteremo due novità al Salone del Libro di Torino».
Un’avventura coraggiosa visti i tempi.
«Ci hanno dato tutti dei folli, l’editoria fa fatica ma noi ci crediamo molto. Abbiamo anche una caporedattrice di 26 anni».
Vi scrivono?
«In due mesi abbiamo ricevuto 1200 romanzi. C’è però molta fuffa. Ci mandano anche poesie, libri di cucina, di tutto. E, occupandoci solo di narrativa esordiente, non possiamo che scartarli».
Con Cattelan in realtà lavorava già da tempo.
«Con lui ho collaborato per X Factor e per il programma E poi c’è Cattelan. In tv sono stato anche fra gli autori di Victor Victoria (La7), Quelli che il calcio (Rai Due). Più di recente in tv sono stato autore con Drusilla Foer».
E ancora radio e scrittura.
« Per la radio ho scritto il quotidiano Dispenser (Radio Due Rai). Insieme a Giorgio Vasta ho curato il Dizionario affettivo della lingua italiana. Nel 2018 è uscito il mio saggio Yoko Ono – Dichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio per Add editore. Tra un romanzo e l’altro faccio passare anni».
