Il cimitero degli animali non verrà sfrattato. La struttura gestita dall’associazione Caronte in viale Agricoltura 205 è uno dei più antichi luoghi per la sepoltura degli animali di affezione d'Italia, ma poco più di un anno fa quel terreno era stato messo all’asta perché compreso tra le proprietà di un soggetto sottoposto a procedura fallimentare esecutiva. La base d’asta ammontava a 26.925 euro, ma al momento di presentare le offerte, i partecipanti vennero informati che erano in corso alcuni accertamenti da parte del Comune in relazione alla destinazione d’uso del terreno, e per questo, a loro tutela, vennero invitati a ritirare le offerte.
Ora, da quanto si apprende, i creditori, ovvero le banche, proprio in virtù dell’attuale destinazione del terreno, avrebbero rinunciato al pignoramento, quindi almeno dal punto di vista giudiziario il cimitero degli animali è salvo.
Il futuro dell’area
Resta però ancora tutta da risolvere la questione legata alle autorizzazioni del Comune, che dovrà appunto decidere se concedere quella destinazione d’uso per il terreno di corso Argentina, che al momento è registrato come “terreno agricolo”. Il rischio quindi potrebbe essere quello che le carcasse delle bestiole lì sepolte, circa 500, debbano essere portate altrove.
Il terreno, concesso da sempre in comodato d’uso, è «formato – si legge sulla perizia che Lino Fiori aveva redatto per il tribunale – da un terreno con un piccolo fabbricato, ora destinato a luogo di sepoltura delle carcasse di animali d'affezione».
Ipotizzando di dare una destinazione diversa al lotto, la stima dei costi per una bonifica delle oltre 400 tombe supererebbe il valore commerciale del bene, cui si aggiunge il fatto che quel terreno è molto stretto e «risulterebbe – prosegue la perizia - disagevole a qualsiasi impiego».
In tutti questi mesi è cambiato qualcosa? «No – risponde Marco Benetti, presidente dell’associazione Caronte –, continuiamo a non accettare nuove sepolture, nemmeno di animali di chi è già socio. Facciamo solo manutenzione, e l’accesso è consentito solo ai 250 soci. Aspettiamo che si risolva anche la pratica in corso con il Comune».
