«I cannoni sparaneve? Una spesa inutile, ormai il clima è cambiato e sotto i 2mila metri non ha senso creare neve artificiale». «I cannoni sparaneve? Se li avessimo avuti, avremmo salvato la stagione, come hanno fatto al Penice, come stanno facendo in mezza Italia. Quando sparano neve sugli impianti delle Dolomiti, chi si lamenta?».
Insomma, due posizioni diverse per una vicenda amministrativa – l’acquisto dei cannoni di cui sopra previsto per il prossimo anno e deciso in una delibera della Comunità Montana e del Comune di Santa Margherita di Staffora – e di politica ambientale e turistica, ovvero il senso di insistere ad avere la neve anche dove non nevica più, o pochissimo. Tutto nasce da un primo elemento: lo stanziamento, appunto per portare i cannoni sparaneve (dal prossimo inverno) sugli impianti di Pian del Poggio, territorio del Comune di Santa Margherita di Staffora. Circa 128mila euro, di cui 12mila ca carico del Comune e il resto investiti dalla Comunità Montana. A scatenare la polemica il Forum "SentieriVivi4P" (che vede, tra gli altri, la partecipazione di Legambiente, Wwf, Cai, Lipu), il quale ritiene incomprensibile questa spesa..
La crisi climatica
Una delle ragioni di questa contrarietà è dettata dalla crisi climatica in corso: «Gli effetti sono ormai ben visibili, in primis l'innalzamento delle temperature, e rendono ormai obsoleti gli impianti per le piste da sci, sotto i 2000 metri sulle Alpi, in Appennino a quote molto più basse».
«A fronte di queste considerazioni – prosegue il Forum – risulta incomprensibile la decisione della giunta del Comune di Santa Margherita Staffora che ribadiva la volontà di eseguire un “intervento di “parziale innevamento programmato del comprensorio sciistico di Pian del Poggio di proprieta comunale” con un importo complessivo di 128mila euro. Nella delibera non sono indicati quanti generatori mobili sono da acquistare e installare, non si specifica dove verrà prelevata l'acqua, ne se verrà costruito un bacino di accumulo. Questi impianti, oltre ad avere notevoli costi, hanno un grande consumo di energia e di acqua, che viene sottratta da altri usi prioritari».
L’impegno dei gestori
Di diverso parere, ovviamente, i gestori dell’impianto. Dice Alessandro Custolari: «Premettiamo che se avessimo avuto i cannoni avremmo salvato la stagione. Abbiamo messo in atto sin da subito un progetto di destagionalizzazione in modo da per lavorare anche nella stagione estiva. Siamo in prima fila per la tutela del territorio e delle “nostre montagne”. Abbiamo costantemente personale sulle piste e nei boschi per ripristinare i “disastri” che madre natura ultimamente ci infligge, fortissime precipitazioni, tempeste e trombe d’aria. La nostra è una realtà unica nell’appenino lombardo ma non diversa dalle numerose località sciistiche sparse sulla dorsale appenninica che hanno tutti all’attivo impianto di neve programmata. Realtà come il Monte Penice o Santo Stefano d’Aveto a pochi chilometri da noi hanno impianti di neve programmata che lavorano costantemente. Avere neve in quota, naturale o programmata con impianti di innevamento, da la possibilità di creare un magazzino naturale di risorsa idrica che viene rilasciata lentamente nel terreno durante la stagione primaverile. Avere purtroppo una visione locale e non dell’insieme distorce di molto la realtà portando nel bene o nel male a contestare lavorazioni che si avvallano di permessi sia ministeriali che da studi di fattibilità del progetto che sono stati realizzati su dati certificati da Arpa Lombardia degli ultimi 7 anni temperature, direzioni del vento, umidità relativa, precipitazioni, porta d’acqua degli affluenti».
Anche il presidente della Comunità Montana, Giovanni Palli, sostiene il progetto: «La valorizzazione della montagna appenninica è al centro delle nostre politiche per garantire la massima copertura, tanto in estate quanto in inverno, delle presenze nel nostro territorio. Il comprensorio di Pian del Poggio, infatti, è riconosciuto come di interesse anche da Regione Lombardia». (ha collaborato Alessio Alfretti)