foto da Quotidiani locali
Un papavero rosso riaffiora sulla parete, liberata da strati di intonaco, di Villa Necchi che oggi - dopo un accurato lavoro di recupero e restauro - accoglie una nuova ala del collegio universitario Santa Caterina di Pavia, nell’anno dei festeggiamenti per il mezzo secolo di vita.
«Un fiore che risboccia dopo cento anni – riflette la rettrice Giovanna Torre – è un segno propizio per un progetto che vuole riportare a uso pubblico la parte più nobile della dimora». Lo disegnarono, si può supporre, Gigina e Nedda, le figlie poco più che ventenni di Ambrogio Necchi, proprietario della casa in via Digione e della fonderia che sorgeva dove oggi è il parcheggio di piazza Cairoli.
In quella casa dalla vetrata liberty e le stanze affrescate, che nel tempo ha subito più di un rimaneggiamento, le due sorelle hanno vissuto fino agli anni Venti del ’900. Quel papavero oggi è stato scelto per il logo del collegio nel segno di una continuità con i proprietari originari della dimora: «Un simbolo, per cucire relazioni, rammendare gli squilibri dei nostri giorni, ricamare un sapere universitario di eccellenza» spiega la rettrice. Il logo è stato disegnato da Elisa De Carlo, studentessa di Medicina.
«Con un contest tra gli studenti abbiamo anche scelto il nostro slogan: shaping the future, plasmare il futuro. L’ha pensato Marco Dallavalle, allievo della Residenza Universitaria Biomedica» racconta Torre.
Il lievito di papa Montini
Il logo è stato introdotto ufficialmente ieri, 1 marzo, data che segna un altro anniversario fondamentale nella nascita del collegio. Nello stesso giorno del 1956, infatti, l’allora cardinale Giovanni Battista Montini - che sarebbe diventato Paolo VI sette anni più tardi – venne a Pavia, in visita al collegio Borromeo. E in quell’occasione manifestò la necessità che ci fosse, in città, anche un pensionato di merito femminile. Riuscì ad ottenere dalla Curia Vaticana per la Diocesi pavese 30 milioni di vecchie lire, per costruire un nuovo edificio o esserne restaurato uno già esistente. Le cose però andarono per le lunghe e si dovette arrivare al 1973 prima di accogliere le prime studentesse.
«Nel 1975, in udienza privata Papa Montini diede al collegio un mandato, che è ancora oggi la nostra eredità – ricorda la rettrice Giovanna Torre – “Crescete nella grazie del Signore per essere, per le vostre amiche e nell’ambito della stessa comunità universitaria, il buon lievito che fa fermentare tutta la massa”. Per noi quel “lievito” è un invito ad andare oltre al merito individualistico che punta solo al successo e fa sentire i giovani inadeguati e sotto pressione, un invito a saper respirare, a donare il talento al prossimo, far parte di un progetto che cresce. Vogliano provare a proporre un modello di merito diverso». —
Il 2023 sarà per il collegio Santa Caterina da Siena un anno di celebrazioni. Cinquant’anni da quando in via San Martino sono entrate le prime studentesse. A settembre verrà inaugurata la nuova ala all’interno di Villa Necchi. L’edificio a tre piani, che nel 1900 Ambrogio Necchi aveva fatto costruire per la sua famiglia, è infatti oggi una porzione del collegio. Ci sono voluti tre anni di cantiere, avviato nel dicembre 2020 per il recupero conservativo, in sinergia con la Soprintendenza. La villa ospita rettorato, uffici e stanze per le alunne. Al pian terreno saranno aperti alle associazioni spazi per collaborazioni e attività culturali.