Il Natale è stato deludente e sul periodo dei saldi che partono giovedì 5 si hanno ben poche aspettative. Lungo tutta Strada Nuova alla vigilia dell’inizio degli sconti stagionali (che dureranno fino al 5 marzo) il morale dei commercianti è piuttosto basso, influenzato dalle insoddisfacenti performance del periodo natalizio e dai rincari che si ripercuotono sia sulle loro spese che sui portafogli dei clienti.
Più penalizzate le boutique
Se le catene e i brand famosi riescono a sfruttare meglio i saldi (perché possono applicare ribassi consistenti e smaltire i prodotti in magazzino), più in difficoltà si trovano le boutique e in generale le piccole attività, quelle che riforniscono costantemente gli scaffali e che, per non rimetterci, sono costrette ad applicare solo piccole percentuali di sconto.
«La sensazione che abbiamo – racconta Barbara Piras, titolare del negozio “Mixerì” – è che dopo il Covid, complici la guerra e i conseguenti rincari, la gente compri sempre meno. Chi una volta comprava tre ora compra uno, e chi comprava uno mette i vestiti che ha già nell’armadio, rinunciando al superfluo. E nel frattempo è aumentato tutto: il gas per riscaldare il locale, l’elettricità per illuminarlo, la merce stessa. Persino i sacchetti di carta sono triplicati. In queste condizioni possiamo applicare sconti del 10, magari del 20%, ma di più non ci conviene. Discorso diverso per chi ha già di base prezzi molto alti (che può quindi applicare tagli maggiori senza risentirne) o per chi furbescamente ha alzato i prezzi nei giorni scorsi e che ora applica degli sconti che sono solo nominali».
Qualche metro più in là, sull’altro lato della strada, un altro negozio storico, “Givi donna”, è altrettanto scettico sulla questione saldi: «Siamo aperti da trent’anni - dice Graziella Varasio – e se all’inizio si lavorava bene, da un certo punto in poi abbiamo visto il commercio cittadino calare gradualmente. Le persone non sono più invogliate a passeggiare in strada Nuova: parcheggiare è un’impresa, se trovi posto sul lungo Ticino devi stare attento a non rimanere impantanato nel fango, e una volta posteggiato ti tocca anche pagare per un servizio scadente. E poi penso a chi arriverà in città per questo inizio di saldi: troverà la strada spoglia, perché quest’anno non è stata neanche illuminata degnamente per le feste. Anni fa i saldi incidevano in maniera significativa sul fatturato dell’anno, ma in queste condizioni non ci aspettiamo più niente».
Un cambio di mentalità
D’accordo con l’umore generale anche la dipendente del calzaturificio Alberto Zago, che sottolinea come la pandemia, più ancora che la crisi economica, abbia cambiato il modo di pensare delle persone: «Mi sono confrontata con i clienti – dice – e ci siamo resi conto che stare a casa tanto tempo ci ha fatto riflettere su tutto ciò che possediamo, e che difficilmente poi utilizziamo. Riordinando gli armadi siamo diventati meno materialisti, e ora che ci troviamo a dover scegliere come spendere il denaro, preferiamo uscire a cena o farci un weekend fuori, piuttosto che comprarci uno o due paia di scarpe nuove».
Come detto, meglio se la cavano le grandi catene, che possono contare su una struttura più complessa: «Per noi – dice Alessandro Lorenzoni di Bata – i saldi pesano ancora circa il 20% del fatturato del semestre. Le vendite pre-natalizie sono andate piuttosto bene, e speriamo che con l’avvio degli sconti e con il rientro dalle ferie di settimana prossima, si risollevino ancora»