Sentita in tribunale la donna che sera del 20 luglio era in piazza Meardi quando Massimo Adriatici ha ucciso Youns
VOGHERA
Davanti alla giudice, tra i “non ricordo”, qualche contraddizione con le precedenti versioni e la tensione di dover affrontare lo sguardo dell’indagato, ha ripercorso la sequenza di quella serata. È stata sentita ieri mattina in aula, con lo strumento dell’incidente probatorio (la sua deposizione è stata congelata in vista del processo), la testimone di origine romena che la sera del 20 luglio si trovava in piazza Meardi, davanti al bar Ligure, quando l’ex assessore Massimo Adriatici esplose un colpo di pistola contro il 39enne Youns El Boussettauoi, uccidendolo. Loredana Maria Chirtes, 21 anni, la “ragazza con il cane”, è stata interrogata dalla giudice Maria Cristina Lapi, dal pubblico ministero Roberto Valli e dai difensori di Adriatici (presente in aula), Gabriele Pipicelli e Colette Gazzaniga.
«Ha sparato mentre si rialzava»
La testimone ha spiegato di trovarsi, quella sera, vicina al punto in cui Adriatici ha sparato, accanto ai tavolini, ma di non avere visto il momento in cui l’ex assessore ha impugnato la pistola. «Ho sentito il colpo, ma non so se ha estratto la pistola dalla tasca o se ce l’aveva già in mano», ha raccontato. La giovane ha detto però di avere visto Adriatici riporre in tasca l’arma subito dopo lo sparo. Il colpo sarebbe stato esploso, secondo la testimone, mentre la vittima era in piedi e Adriatici, caduto per terra dopo avere ricevuto un colpo a meno aperta, si stava rialzando. Una versione che differisce un poco rispetto alle dichiarazioni rese a caldo, quando aveva detto di non ricordare bene le posizioni della vittima e dell’indagato. La sua versione, tuttavia, sembra essere in linea con i risultati emersi dalla perizia medico-legale, che aveva stabilito come la vittima, in piedi, sovrastasse Adriatici.
«Un calcio alla sedia»
Adriatici è arrivato in aula verso le 10 del mattino, poco prima dell’udienza, mentre la testimone, accompagnata da Giampiero Santamaria, amministratore di una pagina Facebook (ora sotto sequestro) e politico della Buona destra, era già in tribunale. La ragazza, incalzata dalle domande della giudice e del pm, ha raccontato che quella sera si trovava nel bar Ligure con il suo cane quando Youns El Boussettaoui è entrato nel locale, confermando le due versioni date ai carabinieri subito dopo i fatti, quella sera stessa, e alle 6 del mattino successivo, alla presenza del pubblico ministero Valli. Youns, secondo la sua versione, infastidiva i clienti ma non li avrebbe minacciati o aggrediti, e che a un certo punto avrebbe calciato una sedia contro lei e il suo cane. La giovane si era perciò allontanata e si era trovata all’esterno del locale, dove aveva assistito prima all’aggressione di Youns contro Adriatici e poi allo sparo. La testimone ha poi riferito che mentre sul posto erano giunti carabinieri e polizia, Adriatici aveva recuperato la pistola e il suo telefonino, con il quale avrebbe continuato a telefonare e a mandare messaggi mentre erano in corso gli accertamenti. La testimone ha poi negato di aver ricevuto minacce prima della sua deposizione di ieri.