PAVIA, LA STORIA
Passa il concorso per lavorare nella scuola d’infanzia a 66 anni e tre anni dopo ottiene anche il contratto a tempo indeterminato.
Ma la gioia della maestra, che abita a Pavia, dura solo 21 giorni: il Ministero dell’istruzione non appena si rende conto che la donna ha ormai superato il limite massimo per la pensione, fissato a 65 anni per le scuole dell’infanzia, la licenzia. Un pasticcio che è finito in tribunale.
«Voglio continuare a lavorare»
La donna ha fatto ricorso chiedendo l’annullamento del licenziamento, visto che quel lavoro, ottenuto dopo anni di precariato, era ora la sua unica fonte di sostentamento.
Soprattutto la maestra ha sottolineato, nella sua richiesta, come il contratto per l’assunzione in ruolo fosse del tutto regolare, basato peraltro sul superamento di un concorso piuttosto complesso.
Ma il giudice Gabriele Allieri ha dato ragione al Ministero: il caso della maestra, secondo il magistrato, non rientra tra quelli eccezionali per i quali è previsto il superamento dei limiti di età. Non si esclude, ora, una causa per il risarcimento del danno, visto che, comunque, un errore, da qualche parte, è stato compiuto.
Il concorso
La vicenda, che ha dell’incredibile, è ricostruita dall’ordinanza pronunciata dal giudice Allieri alcuni giorni fa. D. L., 69 anni, di Pavia, dopo avere svolto per anni altri lavori e diverse supplenze nella scuola come precaria, decide, nel 2018, di tentare il concorso per la scuola di infanzia.
L’esame, per il quale non sono previsti limiti di età, non è dei più semplici, ma la maestra lo supera. Ottiene, per gli anni successivi, alcune supplenze a Pavia, anche alla scuola del quartiere Scala dell’istituto comprensivo Angelini.
L’assunzione
A inizio anno, a settembre, alla maestra viene offerto dal Ministero di meglio: un contratto a tempo indeterminato in un’altra scuola materna della provincia di Pavia. La donna comincia a lavorare in una situazione di stabilità mai assaporata prima. Fino a che, qualche giorno dopo, proprio all’interno della scuola, per soddisfare la curiosità di una collega sulla sua età, si scopre che la maestra ha 69 anni, pur non dimostrandoli. Un dato mai nascosto, perché presente sul contratto di assunzione. Ma che all’improvviso, e in maniera del tutto inaspettata, diventa rilevante.
Il licenziamento
Il giorno successivo, dopo soli 21 giorni di lavoro, il Ministero le manda una lettera di licenziamento «per superamento del limite di età pensionabile». In sostanza quel contratto è stato stipulato fuori tempo massimo, quando la donna aveva superato da quattro anni l’età della pensione.
La maestra non ci sta. Lo Stato - è il suo ragionamento - le ha permesso di fare un concorso quando doveva essere già a riposo e poi l’ha anche assunta, del tutto consapevole dei suoi dati anagrafici. Sostenuta dall’avvocato Luisa Flore la donna decide così di presentare un ricorso urgente al giudice del tribunale di Pavia, per ottenere il reintegro al lavoro e poter restare in servizio almeno fino al compimento del 71esimo anno di età, come previsto da una stessa circolare ministeriale relativa all’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita. La maestra si sente in grado di dare ancora molto e chiede, quindi, di poter restare in servizio.
La decisione
Con l’ordinanza del giudice, però, per la maestra arriva la doccia fredda. Per il giudice il prolungamento in avanti del limite della pensione è previsto solo nel caso, eccezionale, in cui manchi poco per raggiungere il versamento di 20 anni di contributi. Inoltre, il giudice accoglie anche l’altro ragionamento del Ministero, secondo cui dopo il superamento del concorso la maestra avrebbe potuto svolgere supplenze ma non essere assunta in ruolo.
