Ieri sera vicino a Mazar-i Sharif i talebani hanno ucciso 15 donne che lavoravano per Ong straniere per i diritti delle donne. Nel distretto Azara «è come avere i nazisti che presidiano il ghetto ebraico»
«Siamo in stretto contatto con le ragazze afghane dell'ufficio di Pangea e ogni whatsapp è pieno di paura. Siamo preoccupati perchè sappiamo che le nostre colleghe sono in pericolo e rischiano la vita per essersi impegnate con coraggio con Pangea per i diritti delle donne e delle bambine». È il grido di dolore della Fondazione Pangea, organizzazione no profit che dal 2002 lavora per favorire lo sviluppo economico e sociale delle donne, delle loro famiglie e delle comunità in Italia, India e Afghanistan.
A preoccupare è ovviamente lo scenario nel territorio afghano, dove i talebani hanno preso controllo del Paese. E della città simbolo, dove le donne di Pangea sono operative: «I talebani sono alle porte di Kabul e non sappiamo cosa succederà», scrivono, in attesa di capire se lo staff sarà messo al sicuro. «Quelle donne e quelle bambine sono amiche, sorelle e figlie. Le conosciamo una ad una. Siamo stati accolti a casa loro, abbiamo riso insieme e gioito delle loro conquiste. Abbiamo giocato a calcio con le bambine sorde, abbiamo negli occhi i loro sorrisi entusiasti, le abbiamo accompagnate a casa dopo gli allenamenti e abbiamo conosciuto i loro genitori».
Nelle ultime ore la situazione è stata raccontata tra le stories della pagina Instagram, in cui si racconta come «nell’ufficio a Kabul stiamo distruggendo tutti i documenti con i dati sensibili di tutte le donne che abbiamo aiutato in questi anni. Non vogliamo che i talebani possano trovare i loro nomi, rischierebbero la vita». Il racconto prosegue anche sulla partenza in programma per Kabul proprio negli scorsi giorni delle volontarie italiane: «Avevamo il visto pronto e nei prossimi giorni saremmo dovute essere a Kabul. Abbiamo deciso di non partire perché la nostra presenza avrebbe messo ancora più a rischio il nostro staff afghano. Ora siamo in Italia e ci sentiamo impotenti, in queste ore stiamo tentando ogni vita per salvare le nostre ragazze lì. Per anni con coraggio e determinazione hanno lavorato con Pangra per distribuire microcrediti e cambiare la vita alle donne e ai loro figli. Oggi rischiano la vita per aver lavorato per i diritti umani di donne e bambini».
Ieri sera l’aggiornamento da Kabul citava così: «Le nostre colleghe ci dicono che la situazione su Kabul è relativamente tranquilla e che dalle case di sentono pochi spari, ma la paura rimane tanta. I talebani sono ormai in diversi quartieri della città e malgrado ci stiano facendo credere di essere moderati, la verità è che ieri sera vicino a Mazar-i Sharif hanno ucciso 15 donne che lavoravano per Ong straniere per i diritti delle donne». Le ragazze di Pangea sono chiuse nelle loro case e continuano il lavoro di distruzione di tutti i documenti che testionino il loro lavoro per l’empowerment delle donne.
Ma l’allarme per i rastrellamenti delle attiviste e per le denunce da parte dei vicini di casa è alto: «Stiamo cercando di mettere in salvo più donne possibile salvandole da violenze e stupri». Nella notte le comunicazioni si sono interrotte, ma nella mattinata l’ultimo aggiornamento: «I talebani passano a bordo di pick up sparando in aria per spaventare la popolazione. Nel distretto Azara è come avere i nazisti che presidiano il ghetto ebraico, in passato ha già subito una pulizia etnica da parte dei talebani». Donne e bambini afghani continuano ad arrivare al centro di Pangea per chiedere aiuto.