L’appello alla politica: gli articoli che riguardano i trans non possono essere tolti. «In Parlamento stiamo assistendo a un mercato fatto sulle nostre vite»
pavia
Rumore, come nella canzone di Raffaella Carrà. Bisogna fare rumore quando sei invisibile o quando i tuoi diritti vengono calpestati ogni giorno. E rumore ha fatto la manifestazione delle associazioni Lgbtqi+ martedì, in piazza Vittoria, in difesa del disegno di legge Zan.
Barbara Bassani ha aperto la serie degli interventi, davanti a un centinaio di persone con le bandiere di Arcigay, del sindacato Cub, a delegazioni della Cgil, del Pd e al consigliere regionale M5S Simone Verni. «Il testo di questa canzone – ha detto Bassani riferita al pezzo della Carrà che usciva a tutto volume dagli altoparlanti – parla di una donna che non ha bisogno di un uomo, una donna che sta facendo la rivoluzione proprio come quelle persone alle quali viene negato rispetto, sicurezza e libertà».
Cecilia Bettini ha sintetizzato il cuore della manifestazione: «È stato presentato un emendamento per cancellare l’identità di genere dalla legge. Io sono stata cacciata dal mio padrone di casa solo perchè sono trans, quindi proprio per l’identità di genere. Cancellarla significa lasciare indietro la parte più discriminata nella comunità Lgbt. Noi vogliamo la legge Zan senza mediazioni nè compromessi».
Giuseppe Polizzi, ex consigliere comunale, ha richiamato all’unità ricordando le critiche giunte da alcuni settori delle associazioni lesbiche e ha ringraziato Cecilia Bettini perchè, grazie alle sue lotte, l’Università ha adottato il doppio libretto per le persone transessuali.
«Abbiamo da poco organizzato una mostra in ateneo su una comunità che sino a poco tempo fa era invisibile»,. ha detto Leo Berti Rivoli di Universigay, mentre Davide Podavini, presidente di Arcigay - Coming aut ha aggiunto: «In Senato stiamo assistendo al mercato sulle nostre vite, siamo ridotti a merce di scambio. Senza la parte dedicata ai trans, però, questa legge la potete anche buttare. Questa legge non priva nessuno della libertà di espressione, ma scrive che l’odio non deve trovare posto nella nostra società. A noi non interessano le sanzioni, ci interessa che le persone Lgbt non siano più sottoposte a violenze e discriminazioni».
In piazza ha preso la parola anche Filippo Cinquemani: «Sono disabile e gender fluid, il ddl Zan non serve a punire, ma a favorire una società più inclusiva». E, magari, una società nella quale si parli con serenità di queste tematiche nelle scuole, come ha auspicato Niccolò Angelini, responsabile scuola di Coming Aut: «Ci censurano, come se nelle scuole non vi fossero persone Lgbt». —