Parla il virologo Giovanni Maga, direttore dell’istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. «Più immunizzati ci sono, meno rischi si corrono: non abbassare la guardia sulle varianti»
Green pass solo per accedere a luoghi dove non sia possibile un minimo di distanziamento, obbligo di vaccinazione nelle scuole, mantenimento delle precauzioni minime. E ancora utilizzo degli strumenti di protezione, come la mascherina, quando e dove serve. Giovanni Maga, virologo, direttore dell’istituto di Genetica molecolare del Cnr di Pavia, non ha dubbi su quali siano i passi necessari per evitare un rimbalzo dei contagi in autunno, con la variante Delta ormai dominante.
Il green pass “alla francese”, cioè obbligatorio per accedere a bar, ristoranti e treni è eccessivo?
«Ho molte perplessità su un utilizzo di questo tipo, sì. Farei una distinzione netta fra posti dove il distanziamento non è possibile, come ad esempio discoteche o concerti, con elevata presenza di persone, e supermercati, bar o ristoranti. In questi ambienti sono sufficienti i protocolli già adottati con successo fino ad ora. Ma l'estensione eccessiva di un "passaporto" od altro potrebbe essere anche vissuto come una limitazione alla propria libertà personale».
La variante Delta però preoccupa e non poco. Rischiamo un effetto Gran Bretagna anche noi?
«Bisogna continuare infatti ad essere prudenti e non dimenticare le norme basilari che ormai tutti conosciamo, ma senza esagerare. È vero che il tasso di contagiosità è in costante aumento, ma per fortuna la pressione sugli ospedali rimane accettabile. Anche i decessi si sono attestati su numeri bassi, per quanto sia brutto fare statistiche in questo caso. Però questi sono i parametri da considerare».
Bisogna quindi procedere con la campagna vaccinale su tutta la popolazione, nessuno escluso?
«È fuori discussione. La copertura più ampia possibile è la chiave di tutto. Ricordiamo anche che ora sono i giovani i più a rischio, soprattutto per la loro vita sociale più attiva e il periodo, quello estivo, che induce ad una maggiore socializzazione. Quindi attenzione».
Cosa ha pensato quando ha visto i festeggiamenti per la vittoria della Nazionale di calcio agli Europei? Abbiamo di nuovo abbassato la guardia?
«Certamente non è stato un comportamento prudente. Ma, mettiamola così, si è trattato di un'eccezione. Sarebbe stato troppo complicato gestire una situazione di quel tipo. Purchè resti un caso isolato. La vera partita, però, ce la giochiamo nell'ordinaria amministrazione, cioè nella vita di tutti i giorni».
C'è il rischio di abbassare la guardia, come lo scorso anno in questo periodo?
«Esiste è indubitabile. Ma rispetto al 2020 ci sono due differenze importanti. La prima, determinante, è che ora la maggior parte delle persone è vaccinata. E questa è quella positiva. La negativa è che il ceppo Delta è più contagioso e questo aumenta il rischio di focolai. Non bisogna quindi abbassare la guardia ed è necessario continuare ad essere prudenti».
Cosa dobbiamo aspettarci per l'autunno? I contagi torneranno a salire?
«È sempre difficile fare previsioni, ma è molto probabile che la curva epidemiologica abbia un rimbalzo anche significativo. Questo però conta relativamente. Bisognerà considerare l'effetto dei numeri sulla salute delle persone invece. Il virus non sparirà, questo è certo. Ma se si aumenta la platea dei vaccinati, le conseguenze saranno meno pesanti anche come pressione sulle strutture ospedaliere».
La possibile ripresa delle lezioni in presenza a settembre la preoccupa?
«Per riaprire le scuole davvero in sicurezza, tutti devono essere vaccinati. Anche gli studenti. I rischi sono troppo alti. Io sarei per l'introduzione dell'obbligatorietà dell'immunizzazione, in questo caso. Qui ci giochiamo davvero una battaglia fondamentale nella guerra al virus».