VOGHERA. Un malore lo ha stroncato sabato pomeriggio durante un’escursione in collina, una camminata tanto attesa dopo le privazioni del lockdown, in comitiva con chi condivideva la sua passione per la natura e il paesaggio tra Oltrepo e val Curone. Stefano Rebollini, 55 anni, commercialista vogherese e consulente per una grande azienda di Milano, è morto sulle colline di Monleale, in provincia di Alessandria.
Gli amici hanno subito dato l’allarme, ma ogni tentativo di soccorso è stato inutile. Anche i carabinieri della compagnia di Tortona sono giunti sul posto, come sempre accade in queste circostanze, ma solo per constatare che il decesso è da attribuire senza dubbio a cause naturali. La salma è stata composta nella camera mortuaria dell’agenzia funebre Rossi di Voghera. I funerali si terranno martedì 15 alle 11 nella chiesa dei Barnabiti.
Ma basta dare uno sguardo ai messaggi di cordoglio sui social per capire che Stefano Rebollini mancherà a tanti, a tutti coloro che hanno incrociato la sua strada dagli studi al lavoro, alle passioni condivise per la natura, la convivialità, la socialità intelligente e mai banale. Dopo il diploma all’istituto Baratta, Rebollini si era laureato in Scienze economiche all’Università di Pavia, poi aveva intrapreso la carriera di commercialista facendo il pendolare tra Voghera e Milano, dove le sue consulenze nel settore dei servizi e dell’organizzazione aziendale lo avevano fatto conoscere e apprezzare.
«Il lavoro lo portava a Milano per quasi tutto il giorno e la dimensione della grande città gli era congeniale – dice un amico, - ma la sua casa era Voghera, l’Oltrepo con le sue colline, i suoi vigneti e i suoi sapori che con lui erano sempre viaggi tra natura e cultura».
Stefano Rebollini viveva con i genitori e la sorella, un fratello abita invece in Spagna. «Non aveva problemi di salute – racconta un’amica in lacrime – era appassionato di trekking, ma leggero, non estremo. Mi ricordo le camminate tra le vigne del Buttafuoco storico. Diceva che dopo il lockdown voleva riprendere a camminare anche per dimagrire un po’. Amava la vita e i suoi piaceri, ma non in modo superficiale. Era una persona unica, di un’intelligenza superiore e profonda».
Gli amici ricordano anche le feste di Capodanno in cui si presentava con un kilt scozzese rigorosamente originale. «Lo si poteva definire un dandy, ma nel senso vero del termine, con signorilità, ironia e gusto, non con stravaganza fine a se stessa. Ed era generoso, sempre in prima fila quando organizzavamo iniziative benefiche. Era un vero amico che ci ha tenuto compagnia e ci ha insegnato ad amare la vita un po’ di più».
l.g. - al.alf.
