Due anni e mezzo di attività di Fridays for future di Pavia. Qualcosa si sta muovendo, ma la politica deve agire più in fretta
I Fridays for future (o Fff) sono un movimento che in pochi anni hanno riportato l’attenzione su un tema che era percepito come di nicchia, a cuore di un ristretto numero di attivisti ambientalisti: la crisi climatica, oggi tornata al centro del dibattito pubblico e politico. A Pavia il movimento è nato fra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, in concomitanza con i primi scioperi scolastici di Greta Thunberg. Le prime manifestazioni in città sono state organizzate da Marianna Bertotti, allora studentessa del Taramelli e da un gruppo di universitari, poi a fine maggio del 2019 sono stati fatti altri grandi scioperi prima delle elezioni europee e anche a metà settembre. Con la pandemia l’attività si è interrotta, ma a settembre 2020 i più giovani hanno ripreso le attività in piazza e sui social. Tra gli attivisti pavesi c’è anche Giovanni Stivella, 18 anni, studente all’ultimo anno del liceo classico Foscolo di Pavia.
Giovanni, che risultati ha ottenuto il movimento?
«Vari gruppi di Fff europei hanno organizzato proteste per chiedere che i fondi previsti dalla Politica agricola comune fossero destinatati a progetti agricoli più sostenibili e sono stati presi in considerazione dall’Unione europea. La stessa situazione si è verificata con il Green deal europeo. Stiamo poi provando a usare la European citizens’ initiative, cioè uno strumento che, tramite la raccolta di firme di cittadini europei, fa arrivare proposte di norme giuridiche alla Commissione europea. Diciamo che questi risultati sono più il frutto dell’attuale clima di maggiore attenzione alla crisi ambientale, piuttosto che delle richieste del movimento che non ha un effettivo “programma”. In Italia, invece, è stato ottenuto l’annullamento dello stanziamento dei fondi previsti per il Cccs sigla che sta per Carbon capture and storage, una tecnologia utilizzata per far diventare verde la produzione di energia da combustibili fossili».
Il movimento è riuscito a sensibilizzare la gente?
«Negli ultimi due anni a livello internazionale, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, le questioni ambientali sono tornate al centro della discussione. Questo probabilmente non è dovuto solo al movimento Fridays for Future ma mi sembra indubbio che abbia avuto un ruolo: nei cinque anni precedenti alle elezioni europee le iniziative delle istituzioni riguardo la tutela dell’ambiente erano decisamente limitate. Dopo le elezioni europee del 2019, le istituzioni hanno messo come priorità il Green deal. Per quanto molte cose facciano storcere il naso, soprattutto ai più attivisti, il fatto che la questione ambientale sia diventata centrale nei dibattiti politici sia nell’ Ue sia negli Stati Uniti è fondamentale. In Italia però la classe politica non è riuscita a fare lo stesso e in stati come la Cina i movimenti non hanno avuto modo di esprimersi».
Perché la così detta Gen Z, che comprende i nati fra il 1997 e il 2012, sembra la generazione più interessata al problema del cambiamento climatico?
«Il fattore temporale è fondamentale: i danni maggiori saranno visibili nei prossimi decenni. È poi importante anche l’educazione: quando nei decenni scorsi si parlava del problema ambientale, la conversazione era incentrata su problemi locali come disastri ambientali, l’inquinamento o la costruzione e l’utilizzo responsabile delle discariche. Invece negli ultimi decenni ci si è concentrati maggiormente sull’effetto serra, anche a causa del maggior numero di dati disponibili. È stata importantissima anche la grande facilità con cui si può accedere a queste informazioni grazie all’utilizzo di internet. Tutti questi fattori hanno portato alla presa di coscienza di ragazzi della nostra età. Spesso, però, durante le manifestazioni degli scorsi anni, sono stati utilizzati slogan che hanno sottolineato come i provvedimenti presi nei decenni passati siano stati insufficienti. Questo ha portato ad un’esclusione degli adulti da queste iniziative, risultato controproducente»”.
Come si può aiutare la crescita locale dei movimenti di Fridays for future?
«La cosa più importante è fare in modo che l’interesse abbia un riflesso sulle decisioni politiche, quindi prendere parte alle manifestazioni e partecipare alle raccolte firme online. Il voto è un’arma potente che la maggior parte dei partecipanti alle manifestazioni purtroppo per questioni anagrafiche non può avere. L’impegno politico deve essere centrale, in quanto le decisioni individuali hanno un peso ma le istituzioni politiche svolgono un ruolo fondamentale per risolvere questa situazione». —
Anna Vranis
Lavinia villani