Spunta l’ipotesi di un decreto del ministro Speranza come primo atto del nuovo governo. Le motivazioni: le vacanze di Carnevale, i dubbi del Cts e l’impossibilità di controllare le montagne
Frenati, anzi congelati, sul traguardo. Nei comprensori sciistici è scattato poco prima di pranzo l’allarme di un imminente decreto Speranza, forse il primo atto del nuovo governo, per rinviare di una settimana l’apertura dello sci. A far tentennare il ministro sul via libera soprattutto tre motivi: i molti dubbi del Cts, l’impossibilità di effettuare controlli capillari nelle zone di montagna e soprattutto la sovrapposizione del via libera con le vacanze di carnevale.
Le voci, per ora non smentite, hanno cominciato a circolare nelle stanze chiave delle Regioni del nord con telefonate tra alcuni presidenti, poi sono stati coinvolti i parlamentari in un tam tam continua ma completamente diverso nei toni e nei modi da quello a cui abbiamo assistito fino alla scorsa settimana perché le Regioni del Nord non sono più all’opposizione e, stavolta, invece di attaccare stanno provando a mettere in campo i loro ministri.
«La riapertura degli impianti di sci presenta diversi rischi epidemiologici, e serve quindi precauzione assoluta a fronte di una situazione complessa anche a causa del dilagare delle varianti virali”. Sono queste le parole emerse dal Cts, che non ha detto alle aperture, ma ha manifestato grandi preoccupazioni con una crescita media dei contagi a cui lo sci potrebbe fare da moltiplicatore.
Le principali stazioni invernali d’Italia sono pronte a ripartire lunedì. Hanno passato l’ultima settimana ad adeguarsi alle norme di sicurezza, ai divieti, ai limiti imposti dalla legge e un nuovo stop per molte di loro equivarrebbe a un disastro economico. Le Regioni sono per l’apertura ma vogliono evitare uno scontro con il governo. Tutti sperano in una mediazione che consenta l’apertura aumentando la sicurezza, ma un equilibrio al momento pare molto difficile da trovare.