Sentire il familiare suono della sveglia alle 6 del mattino mi era proprio mancato: la corsa per prepararsi in tempo, la colazione al volo, i capelli spettinati e persino il classico ritardo del treno in stazione. «Si ricomincia!», avevo pensato.
Tutto, quella mattina del 14 settembre, primo giorno di scuola, faceva presagire il meglio, tirava aria di novità e c’era anche un po’ di tensione. Pavia si svegliava intorpidita dopo un lungo sonno di 4 mesi e si sgranchiva come un grosso essere addormentato, fra i clacson delle macchine e le risa degli studenti.
Al bar vicino alla Minerva, profumo di brioche e cappuccino: io e i miei amici ci siamo seduti al tavolo, distanti ma felici di poterci vedere dopo tanto tempo, nonostante nell’estate qualche volta fossimo riusciti a uscire. Alla conversazione quella mattina si aggiunge perfino un ragazzo, conosciuto per caso, che ci parla di come superare le verifiche di fisica delle superiori: abbastanza strana come prima mattina di scuola.
In classe, entrando scaglionati per evitare assembramenti, tutti ridevano e scherzavano. Qualcuno si avvicinava un po’ troppo, forse per cercare di rompere quell’atmosfera di distacco e distanziamento che ci avvolgeva, per poi ricomporsi subito e tornare al suo banco. Che bello rivedere i compagni, anche se non sentirli vicini come sempre rendeva strana tutta la situazione. Oltretutto, un colpo di tosse e uno starnuto di troppo erano sufficienti ad attirare l’attenzione dei presenti, in tempi di Covid.
Ci sono volute appena un paio di settimane e abbiamo capito in fretta che la soluzione per poter vivere la scuola al meglio era convivere con il fastidio della mascherina sempre addosso e il gel disinfettante per le mani, le distanze e le precauzioni. Che ridere poi quando gli amici provavano a parlarti bisbigliando durante la lezione, dimenticandosi che il labiale non si riesce a leggere se chi parla indossa la mascherina chirurgica: prima di rendersene conto c’era chi ripeteva tre volte il concetto, enfatizzando con gesti ciò che voleva dire.
Intanto, i contagi lievitavano gradualmente e il timore di una nuova chiusura si faceva sempre più concreto; sono state introdotte misure via via più restrittive per contenere la seconda ondata di Covid -19, finché il 24 ottobre, in Lombardia, tutti noi studenti ci siamo sentiti dire quello che speravamo non ci venisse più comunicato: “Nuovo Dpcm, battaglia sulla chiusura delle superiori”, la notizia campeggiava in prima pagina su tutti i giornali e nei titoli dei telegiornali in televisione
Eccomi qui allora, a casa. Di nuovo. Alle 8 del mattino lo schermo del pc getta ombre bluastre sulla mia scrivania, i codici per connetterci alle video-lezioni arrivano puntuali e la classe si raccoglie assonnata su Zoom.
Purtroppo la curva dei contagi si è repentinamente impennata, dunque rimarremo a casa ancora qualche tempo, sempre speranzosi in un pronto ritorno fra i banchi di scuola.
Sostenere 6 ore di lezione davanti ad un computer, cinque giorni su sette invece che a settimane alterne come facevamo a inizio anno per evitare assembramenti a scuola e sui mezzi, è davvero dura, soprattutto perché attorniati dalla familiarità dell’ambiente, che ci fornisce mille spunti per distrarci ed evadere dalla serietà del contesto.
Positivo è però il fatto di poter tornare di nuovo a leggere le espressioni sul viso delle persone, professori e compagni, che a scuola erano nascoste dalle mascherine: vedere i volti interi mi trasmette un senso di sicurezza e vicinanza, mi permette di interagire con tutti anche a distanza e di scambiare qualche rapido sorriso a dispetto della situazione.
Pensare invece a Pavia, alle aule vuote, alle strade semideserte, al Ponte Vecchio frequentato solo da qualche rider di Glovo o Deliveroo in bicicletta, mi rattrista; un senso di malinconia mi travolge: mi è sempre piaciuto uscire dopo la scuola con gli amici e andare in centro, ridendo, con le nuvolette di vapore che uscivano dalla bocca perché iniziava a fare fresco. Ora invece la città è sola, abbandonata alla nebbia. —
Classe 4 DLS, Itis Cardano
Pavia
