Giovanni Baldi aveva 56 anni e lavorava all’ospedale di Crema. Il ricordo commosso della Gioventù francescana
la storia
È morto nell'ospedale dove aveva lavorato negli ultimi anni come operatore socio sanitario. Giovanni Baldi, vigevanese d'origine, ma trasferitosi a Crema per lavorare come Oss all'Ospedale Maggiore, aveva 56 anni e a Vigevano lo ricordano in molti, specialmente all'oratorio Gifra dove si era impegnato a lungo nella compagnia teatrale. «Era attore – ricordano all'oratorio della Gioventù francescana di corso Genova – ma anche regista nella nostra compagnia teatrale. È stato molto attivo per un periodo».
Poi il suo impiego professionale nella sanità l'aveva portato a Crema: lavorava al pronto soccorso, in prima linea durante la fase iniziale e più violenta del Covid-10. L'ospedale di Crema, come quello di Cremona, al centro di uno dei territori più colpiti dal Covid, è stato per settimane sotto pressione, tanto che nel parcheggio, come a Cremona, venne allestito un ospedale da campo gestito da una brigata di sanitari arrivati da Cuba. Giovanni era stato poi infettato dal virus, che dopo dieci mesi ne ha causato la morte.
In terapia intensiva
Dopo aver contratto il Covid, infatti, era seguito un lungo periodo di ricovero in terapia intensiva per l'aggravarsi delle sue condizioni. Poi era stata trasferito in una struttura riabilitativa in provincia di Brescia. Sabato le sue condizioni si sono nuovamente aggravate tanto da rendere necessario nuovamente il trasferimento in terapia intensiva a Crema, nel suo ospedale, dove domenica si è spento. Vasto il cordoglio tra colleghi, amici e i tanti che lo hanno conosciuto, ma la notizia ha colpito anche molti vigevanesi che si sono ricordati del ragazzo con la passione per il teatro che frequentava la chiesa dei frati.
Il ricordo della Gifra
Giovedì alle 17.30 l'associazione Gifra ha voluto ricordare l'uomo scomparso con un rosario recitato in chiesa. «Per tutti noi è Zoe – scrivono i volontari dell'associazione – fin dalla prima ora ha frequentato l'associazione, poi ha fatto teatro. Ha abbracciato il lavoro di infermiere lasciando Vigevano. Colpito dal Coronavirus nella primavera del 2020, ha riportato danni importanti. Con l'aggravarsi del suo stato di salute ha ricevuto cure specifiche senza però riuscire a superare le tante crisi. Persona solare, di splendida ironia, capace di essere serio con la leggerezza di un teatrante sempre col sorriso sul volto. Ha lasciato la mamma e la sorella, tantissimi amici e amiche».
Le stesse qualità che avevano reso l'uomo amato e benvoluto a Vigevano gli avevano permesso di ambientarsi e trovare molti amici tra i colleghi nella nuova città dove aveva iniziato a prestare servizio. Molti medici e infermieri con i quali ha avuto a che fare negli anni nei quali ha lavorato all'ospedale di Crema nei giorni scorsi hanno espresso il proprio cordoglio per la perdita di un collega gentile e disponibile, ma anche di una persona gentile sempre pronta ad aiutare gli altri.
In questi mesi medici e infermieri che hanno perso la vita per il Coronavirus sono stati in numero consistente. Gli ultimi casi si sono verificati nei giorni scorso nel Lazio e in Sardegna. «Nella prima ondata – dice Domenico Mogavino della Cisl – ci fu una carenza di dispositivi di protezione. Ci hanno chiamato in modo improprio eroi, ma purtroppo questo è stato un rischio al quale sono stati sottoposti i professionisti, in modo particolare nel periodo in cui appunto mancavano mascherine. Il pronto soccorso è uno dei luoghi più esposti, dove si dà la massima priorità all'assistenza. Spesso nella prima ondata si sapeva 24 ore dopo che la persona era infetta. Oggi con i tamponi rapidi è molto diverso». —