Sono stati trasferiti a Bollate e San Vittore. La Cgil: «Subito individuati grazie agli screening giornalieri»
VIGEVANO. Diciassette detenuti nel carcere di Vigevano sono stati trovati positivi al Covid: è già scattata l’operazione di smistamento in altre strutture. «Tutto è nato con un tampone rapido eseguito a un detenuto sintomatico – spiega Patrizia Sturini, sindacalista della Cgil – esame che è risultato appunto positivo. Grazie a un grande lavoro di equipe e alla prontezza del direttore Davide Pisapia, che ha acquistato subito i test rapidi, è stato possibile identificare tutti i casi sospetti, che sono stati immediatamente isolati in un settore Covid. La scoperta è avvenuta domenica e martedì sono stati trasferiti nelle strutture hub del milanese indicate da Regione Lombardia, come il carcere di San Vittore e quello di Bollate».
Pisapia conferma ma non rilascia dichiarazioni. Da quanto si apprende i detenuti positivi sono tutti maschi. La struttura di Bollate ospita il più grande reparto della Lombardia (198 posti su tre piani) destinato a ospitare i detenuti risultati positivi al Coronavirus provenienti dagli istituti penitenziari della regione.
«Il personale medico sanitario del carcere di Vigevano – prosegue Sturini – esegue screening giornalieri, anche agli agenti di polizia penitenziaria, per contenere la diffusione del virus. Sono stati davvero tempestivi: non dimentichiamo che nel carcere di Vigevano ci sono 360 detenuti e riuscire a individuare subito il focolaio, evitando il disastro, non è un’operazione semplice».
Il problema è che nel penitenziario dei Piccolini non ci sono molti spazi per aree o celle di isolamento, misura indispensabile in caso appunto di positività al Coronavirus. «In un carcere – continua la sindacalista – non è facile identificare subito percorsi puliti e sporchi, così come non hai a disposizione altri spazi in cui ricoverare i detenuti in quarantena. Come Cgil poi, da un anno a questa parte mi batto affinché sia riconosciuta l’indennità di malattie infettive al personale medico sanitario, e non mi riferisco solo al rischio Covid 19, ma anche ad altri virus come l’Aids o la Tbc: nel 2016 erano stati intercettati cinque detenuti positivi ai test per la tubercolosi nei carceri di Pavia e Vigevano. È doveroso quindi riconoscergliela perché chi sceglie di andare a lavorare negli istituti penitenziari sceglie anche di correre questo rischio».
Già nella prima ondata c’erano stati i primi casi di positività all’interno degli istituti penitenziari: dopo i due nel carcere di Torre del Gallo a Pavia, anche in quello di Voghera un detenuto era risultato positivo al Coronavirus - era seguito il suo ricovero in ospedale - mentre i compagni di cella erano stati messi in quarantena precauzionale per quattordici giorni. —