Vittoria doveva essere. Vittoria è stata. I modi e i termini non sono propriamente quelli che il tifoso nerazzurro si aspettava, ma quella sindrome da Pazza Inter continua a veleggiare sulle tribune, e non solo, di San Siro. Inter 1-0 Venezia. Lautaro decide spingendo l’Inter oltre se stessa
La partita con il Venezia ha rappresentato per larghi tratti la fiera dello spreco. Un’Inter irriconoscibile ha gettato al vento una moltitudine di occasioni che avrebbero potuto chiudere la contesa ben prima del triplice fischio.
Da questo punto di vista, all’Inter, nella sfida del Meazza è mancato Thuram. L’attaccante francese ha sprecato, nell’arco dei 90 minuti, almeno 3 potenziali palle gol che avrebbero potuto “aiutare” sia la squadra che se stesso, nella classifica marcatori. Una serata storta può capitare, per carità, ma all’alba di due sfide importanti come quelle che attendono l’Inter non è un bel biglietto da visita che fa dormire sonni tranquilli ai tifosi.
Nella serata del Meazza sono mancati anche altri interpreti che, solitamente, allietano la platea. Mkhitaryan, ad esempio, è stato un lontano parente di quello ammirato recentemente. Distratto e superficiale, ha sbagliato alcune scelte banali per un giocatore del suo calibro. La sua prestazione poteva assumere connotati diversi al 5′ del secondo tempo, ma il suo gol è stato annullato per un fuorigioco millimetrico di Di Marco.
Lautaro spinge l’Inter. Come accadeva l’anno scorso è il capitano a prendersi la copertina di una serata un po’cosi, una serata di quelle che hanno caratterizzato la storia nerazzurra per decenni e che sembravano dimenticate vista la capacità nerazzurra di essere grande, soprattutto lo scorso anno
Minuto 65 di una serata assurda. Cross pennellato di Di Marco con la palla che va ad impattare la testa del Toro. Esattamente in quel micro spazio compreso tra le due corna. E’ bastato questo per interrompere un digiuno da gol che, in campionato, a San Siro durava dal 28 febbraio. Il Toro si riscopre cannoniere essenziale andando oltre il record di straniero più prolifico in nerazzurro, oltre un settimo posto beffardo nella classifica del Pallone D’Oro. Oltre questo e tanto altro perchè i campioni, si sa, vivono di questo e di tanto altro.
L’Inter, che non ha convinto, si porta via da questa umida serata il ritorno all’esultanza del suo bomber principe, nell’attesa che scopri cosa c’è oltre i due prossimi scontri pre-sosta.
La più grande differenza tra questa Inter e quella dell’anno scorso è l’atteggiamento mentale. Una volta passata in vantaggio, l’Inter dello scudetto, difficilmente avrebbe dato la possibilità all’avversario di rimanere, o ancor peggio ritornare, in partita.
L’Inter di quest’anno, invece, soprattutto in Serie A ha gettato molte volte via occasioni clamorose per poter avere qualche punto in più in classifica. Una volta fatti i gol, la squadra si è ritrovata a speculare sulle proprie forze e, in alcune occasioni, questo atteggiamento è costata la vittoria. Con il Venezia sarebbe potuto accadere lo stesso e, per alcuni interminabili secondi, l’inferno s’era compiuto, tutto prima che il Var annullasse il gol del 1-1 per fallo di mano.
Arsenal prima e Napoli poi rappresenteranno due sedute di psicoanalisi non per certificare, immediatamente, la guarigione, ma per mettere in luce, si spera, sensibili miglioramenti.
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