LUCCA. Due firme per chiudere (al netto di clamorose sorprese) una vicenda che va avanti da otto anni. Ad apporle, nel dicembre scorso, il presidente del Consiglio Mario Draghi e, pochi giorni fa, il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani. Quest’ultimo ha approvato il decreto ministeriale che dà il via libera alla realizzazione del “nuovo” elettrodotto di Terna nell’Oltreserchio nella sua versione “light”, che – fra l’altro – non prevede lo spostamento dei contestati tralicci che passano dalla zona di Maggiano. Ora Terna può partire con i lavori da completare entro cinque anni.
Dunque, l’alternativa individuata è la cosiddetta “B1”, che Terna ha messo nero su bianco a fine 2015, dopo che i mesi precedenti erano stati caratterizzati dall’opposizione di molti cittadini (anche organizzati in comitati) e delle istituzioni locali al primo progetto. Che – ricordiamo – prevedeva la realizzazione di una maxistazione elettrica a Cava Batano (Balbano) per farvi arrivare i fili dell’altissima tensione La Spezia-Acciaiolo (modificando così il percorso che attraversa Maggiano) e metterli in collegamento con le linee elettriche locali.
Il “no” delle comunità e l’approvazione del nuovo piano paesaggistico della Regione convinsero dunque Terna a proporre una serie di alternative. Alla fine quella scelta prevede la costruzione di una nuova centrale, molto più piccola, in una cava nel comune di Vecchiano, a pochi passi dal confine con quello di Lucca. Questa infrastruttura sarà collegata con la linea La Spezia-Acciaiolo (che non verrà toccata) con un raccordo di poco più di due chilometri: molto meno rispetto ai 26 km di nuove linee previste dal progetto originario, nel quale però era contenuta anche la demolizione di 15 km (per l’appunto, il tratto di Maggiano).
La commissione tecnica del ministero dell’ambiente (nel frattempo ridenominato della transizione ecologica), il 16 marzo 2018, aveva dato parere favorevole, con alcune prescrizioni. Pochi giorni più tardi, il 22 marzo, il ministero della cultura si era espresso invece negativamente, anche sulla base dei pareri delle locali Soprintendenze.
Per risolvere lo stallo, la partita era stata quindi portata sul tavolo del Governo. In due riunioni dello scorso autunno, i due ministeri avevano ribadito le rispettive posizioni, rendendo impossibile un accordo. In particolare, il ministero della Cultura metteva in luce l’interferenza del tracciato con aree tutelate paesaggisticamente, come la zona del castello di Nozzano e la villa di Poggio Luce. Inoltre, si faceva presente che la nuova stazione elettrica è «posta a 150 metri dal castello di Cotone, risalente al XIII secolo». Per questo, come ultimo tentativo, era stato chiesto di valutare la possibilità di interrare il tracciato o di farlo correre lungo l’autostrada Firenze-Mare.
Argomentazioni che non hanno convinto Draghi, che ha rimarcato l’importanza strategica dell’opera, così come il fatto che «la stazione elettrica sarà realizzata adottando soluzioni di mascheramento e inserimento idonee a garantire il massimo rispetto del contesto paesaggistico nel quale si inserisce». Quanto all’interramento verrà effettuato per i raccordi delle linee a 132 kV, mentre per la linea ad altissima tensione (380 kV) viene ritenuto «critico» (cioè non realizzabile) da Terna. Alla stessa maniera viene scartato il passaggio lungo l’autostrada, per un contrasto con le norme di sicurezza stradale. Così Draghi ha firmato “promuovendo” il progetto di Terna e – a ruota – è arrivata il via libera di Cingolani.
Il parere positivo contiene alcune prescrizioni. Compresa quella che prevede un monitoraggio continuo delle emissioni nella zona di Maggiano. Un obbligo più morbido rispetto a quello originario, che imponeva a Terna di «elaborare e presentare uno studio di dettaglio (prima dell’avvio dei lavori, ndr) che indichi le soluzioni proposte per ridurre i livelli di esposizione». Prescrizione che fu contestata da Terna e che il ministero riformulò.
