Un primo interrogativo che sarà difficile sciogliere è perché Varriale abbia percorso 27 chilometri senza fermarsi prima dello schianto o tentare di uscire
COLLESALVETTI. La cena in un ristorante della zona del Cuoio, con un gruppo amici, alcuni dei quali ex compagni di nuoto. Poi il buio. Ore di buio. Perché il locale «vicino a Pontedera e Montopoli» – a spiegare dov’era sono alcuni dei suoi conoscenti contattati dal Tirreno – di sicuro alle 3 di notte era chiuso da tempo.
IL MISTERO
È giallo sui 27 chilometri contromano in Fi-Pi-Li di Jacopo Varriale, il trentacinquenne di Santa Maria a Monte (in provincia di Pisa) che alle 3.40 di sabato scorso è morto schiantandosi 700 metri prima dell’entrata dell’Interporto est contro una Volkswagen T-Cross con a bordo quattro ragazzi, tutti gravemente feriti, dopo aver percorso in senso contrario un terzo della Firenze-Pisa-Livorno. Perché l’ex nuotatore, con la sua Renault Captur, ha imboccato la “quattro corsie” al contrario senza mai fermarsi o cercare di uscire per tutti quei chilometri, incrociando diversi conducenti che hanno alzato gli abbaglianti o suonato il clacson per attirare la sua attenzione? Se lo chiedono tutti, difficile sarà capirlo veramente.
COSA SAPPIAMO
Ci sono tre aspetti, al momento, certi: la cena con gli amici, la prima segnalazione degli automobilisti che al 112 parlavano di «un’auto contromano all’altezza di Montopoli Valdarno» e, circa dieci minuti dopo, le chiamate al 112 che annunciavano il drammatico incidente al chilometro progressivo 71+300, all’altezza di Guasticce e a 700 metri dall’ingresso est del polo logistico “Amerigo Vespucci”. Il resto sono supposizioni: Varriale è entrato contromano a Montopoli, come è verosimile pensare, o prima? La ricostruzione della polizia stradale è possibile solo grazie alle testimonianze degli automobilisti che hanno incrociato l’auto del trentacinquenne, dato che le telecamere installate in quel tratto non sono sufficienti a risolvere il mistero. Il calcolo della velocità, che potrebbe aver sfiorato anche i 160 chilometri orari, è frutto dei 27 chilometri percorsi in dieci minuti: dalla prima segnalazione del “contromano” all’ultima dell’incidente in cui sono rimasti coinvolti anche il ventunenne Tommaso Daini (il conducente della T-Cross bianca originario di Forcoli, nel comune pisano di Palaia) e i passeggeri di Ponsacco, suoi coetanei, Stefano Corsi, Marco Tamberi e Michele Tessieri, tutti di ritorno dalla discoteca livornese del “The Cage” e ora ricoverati in condizioni stabili, non in pericolo di vita, all’ospedale di Livorno e a quello pisano di Cisanello.
LE IPOTESI
Le ipotesi in campo sono molte. Alimentate da un altro interrogativo: dov’era Varriale dopo cena? Se fosse rimasto a Montopoli, o comunque in zona, non avrebbe avuto bisogno di imboccare la Fi-Pi-Li per tornare a casa, visto che la strada da fare per Santa Maria a Monte, dove abitava con la moglie e il figlio di un anno, è un’altra. Montopoli, per lui, sarebbe al massimo stata l’uscita se fosse entrato prima, ad esempio a Santa Croce o San Miniato. Di chilometri contromano, in questo caso, ne avrebbe percorsi rispettivamente 33 o 36,3, se invece fosse entrato a Empoli Ovest 41,7. Troppi se pensiamo che nessuno, prima di Montopoli, ha mai dato l’allarme. La prima segnalazione della macchina in senso contrario, infatti, arriva dal tratto della Fi-Pi-Li del comune del Cuoio. Possibile, nonostante la tarda ora, che prima non abbia incrociato nessuno?
IL PANICO
Se Varriale si è accorto di essere contromano, perché non si è fermato ai bordi della carreggiata? Perché non ha tentato di uscire in uno dei sei svincoli attraversati o provato a infilarsi in un’area di servizio? Il panico, forse? Misteri che purtroppo nessuno potrà svelare. Il sostituto procuratore Niccolò Volpe, che ha delegato per gli accertamenti la polizia stradale, ha intanto disposto il sequestro sia della Renault Captur di Varriale che della Volkswagen T-Cross di Daini e gli inquirenti, nei prossimi giorni, cercheranno di dare una spiegazione a ciò che è successo.
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