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Ecco l’ipotesi salva-spiagge: gare rinviate cinque anni, ma M5s fa muro contro la Lega

Litiga sulle “aste” la maggioranza di governo al Senato, ma il problema vero sembra un altro: gli indennizzi per i proprietari dei bagni. Quanti soldi potranno ottenere i balneari che, nel 2024, non dovessero vincere i bandi che l’Italia (i Comuni) dovrà indire entro pochi mesi per ri-assegnare le concessioni demaniali al miglior offerente. Glielo impone l’Europa e, dal 2021, anche il Consiglio di Stato con due sentenze tombali. Perciò sembravamo tutti d’accordo: Pd, Lega, M5s e relativi ministri. Fino a ieri. Quando Lega e Pd in Senato presentano emendamenti “salva-spiagge” da inserire nel disegno di legge Concorrenza. Con alcune decine di righe smantellano la proposta del governo – concessioni attuali confermate solo fino al 31 dicembre 2023 – per proporre un’altra proroga di cinque anni.

No di m5s alle proroghe

Subito deputati e senatori di M5S escono con un comitato congiunto che fa muro contro la proroga (l’ennesima) per le concessioni demaniali. Definiscono ridicole le proposte di modifica presentate da Pd e Lega: 5 anni di proroga, gare rinviate al 2027 e perfino il “diritto di riserva” per il governo, il potere di rifiutare l’assegnazione di una spiaggia, di un’area demaniale «per motivi di sicurezza nazionale» se non si ritiene “affidabile” il vincitore del bando. O, peggio, se lo si ritiene una minaccia per l’Italia. «Neanche stessimo parlando di telecomunicazioni o altre infrastrutture la cui protezione è affidata ai servizi segreti», accusa Francesco Berti, deputato livornese pentastellato, in prima linea per il rispetto della direttiva europea Bolkestein, in vigore dal 2006 (ed elusa dall’Italia da 16 anni). La prima risposta arriva da Matteo Salvini che dice di aver coinvolto nella discussione il capo del governo, Mario Draghi. Non a caso, la discussione si svolge tutta fra Palazzo Chigi e Palazzo Madama, a colpi di riunioni più o meno ufficiali. Ma accordi non si trovano. Tanto che il voto in Senato sul ddl Concorrenza, previsto domani, slitta alla prossima settimana.

Come si vede la situazione è ingarbugliata. Sia da un punto di vista tecnico che politico. Del resto, in Italia la direttiva che si richiama alla “libera circolazione” di merci e persone interessa non solo decine di migliaia di imprese, ma una delle voci - il turismo - più pesanti nel Pil nazionale. E la difesa di questi interessi è trasversale pure nei partiti. Perfino in M5S che affida il ruolo di pompiere al senatore Mario Turco, vicepresidente del Movimento, ex sottosegretario del governo Conte II, anche se era stato il governo Conte I ad approvare la proroga delle concessioni fino al 2033 «ma solo perché lo voleva la Lega», dicono oggi i pentastellati, rivendicando la retromarcia. Comunque, Turco ammette che fra la proroga al 2033 e le gare subito è necessario trovare un giusto punto di equilibrio «fra i diversi interessi: Stato, utenti, imprese, lavoratori».

Il governo vuole le gare

In realtà, il governo presenta un emendamento al ddl Concorrenza che, in un primo momento, sembra mettere d’accordo tutta la maggioranza sulle spiagge. In estrema sintesi, il provvedimento approvato all’unanimità dal consiglio dei ministri dice che:

1) sono valide fino al 31 dicembre 2023 «le concessioni demaniali, lacuali, fluviali per l’esercizio delle attività turistico-ricreative e i rapporti di gestione di strutture turistico-ricreative ricadenti nel demanio marittimo»;

2) è stabilita la delega al governo per «la revisione e il riordino della normativa sull’affidamento delle concessioni demaniali nel rispetto della normativa europea...favorendo un maggiore dinamismo concorrenziale e la tutela dell’ambiente»;

3) entro 6 mesi (dall’approvazione del ddl) il governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi per riordinare e semplificare la materia delle concessioni demaniali;

4) si fissano criteri e principi per individuare le aree in concessione e delle spiagge libere da mettere a gara;

5) si fissano «criteri uniformi per quantificare l’indennizzo da riconoscere al concessionario uscente».

Alla Camera tutto bene, ma al Senato scoppia il bubbone, tanto che salta la commissione Industria delle 14,30 e viene riconvocata alle 19,30. Il pomeriggio è impegnato a ricomporre gli strappi di maggioranza aperti con gli emendamenti presentati dai senatori Paolo Ripamonti (Lega) e Stefano Collina (Pd).

Il golden power

A bloccare il voto sul ddl Concorrenza, di nuovo, è la questione “balneari”. Gli emendamenti di Lega e Pd, infatti, ripropongono la proroga delle concessioni. Addirittura fra i senatori c’è chi parla di “golpe delle spiagge”. Anche senza spingersi così avanti, è indubbio che le proposte di maggioranza smentiscano il governo.

Lega e Pd, infatti, chiedono (ufficialmente) che:

1) il 31 dicembre 2023 i Comuni bandiscano le gare per le concessioni demaniali;

2) proroghino le concessioni di cinque anni ;

3) il governo «per tutelare la sicurezza delle coste italiane e il suo patrimonio di interesse strategico, economico, turistico, anche attraverso le scelte per individuare la custodia del bene affidata a imprese commerciali...con uno o più decreti legislativi da adottare entro l’entrata in vigore della legge Concorrenza individua le modalità per esercitare un diritto di riserva (golden power) in caso di minaccia dell’interesse nazionale da parte di soggetti interessati all’acquisizione del bene».

Gli indennizzi

Sugli indennizzi, poi, Pd e Lega, chiedono che venga data «adeguata considerazione della continuità d’impresa, ad esclusione dell’anno 2020 (quello della pandemia), degli investimenti già effettuati, del fatturato conseguito dal concessionario nei 5 esercizi antecedenti l'avvio della procedura, del valore aziendale dell’impresa e dei beni materiali e immateriali ad essa riferibili, della professionalità acquisita anche da parte di imprese titolari di strutture turistico-ricettive che gestiscono concessioni demaniali...».

Reagisce il deputato M5S Francesco Berti sostenendo che tutti questi provvedimenti proposti da Pd e Lega rischiano di far subire all’Italia un’altra procedura di infrazione da parte dell’Europa. «Per ottenere le proroghe – evidenzia Berti – Pd e Lega chiedono di effettuare una mappatura delle spiagge. Ma la mappatura esiste già. Ne esistono di due tipi: esiste un albo regionale delle concessioni demaniali che alcune Regioni, come il Lazio, hanno già istituito, ed esiste il Sid (Sistema informativo demaniale) che ci rivela come il 50-60% degli arenili italiano sia già dato in concessione. C’è anche un altro aspetto che deve essere chiaro: entro fine anno non solo l’Italia deve approvare la legge per affidare le spiagge con gara. Deve anche approvare i decreti attuativi per stabilire come espletare queste gare: se non rispetta questi termini, perde i fondi del Pnrr».

Lo scontro

Quello che a M5s non va giù è che l’accordo sulle gare sembrava raggiunto sia in consiglio dei ministri che alla Camera. Poi, sono arrivati gli emendamenti al Senato a rimettere tutto in discussione. Soprattutto su pressione della Lega. Ma Ripamonti, vicepresidente della commissione Industria di palazzo Madama replica: «Le chiacchiere a vuoto di chi, tra i Cinque Stelle, cerca solo la polemica, rappresentano non un danno arrecato alla Lega ma al Paese. Giudicare come un tradimento le modifiche che i provvedimenti licenziati dal Consiglio dei Ministri subiscono durante l’iter parlamentare, significa essere a digiuno della conoscenza delle prerogative parlamentari o in totale malafede. Fortunatamente anche in M5s registriamo posizioni differenti che ci lasciano speranzosi perché si giunga a una proposta di buonsenso». Magari a un accordo sugli indennizzi.

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