LIVORNO. «William non c’è più e pure io sono morta con lui». Poche, misurate parole, quelle dette al Tirreno da Cristina Dal Canto, mamma del rider morto venerdì scorso nello scontro con una Maserati sul viale Marconi. Poche, strazianti parole, che racchiudono un dolore immenso. Il più grande per una madre. Un dolore di cui si fa carico tutta la comunità.
Perché William De Rose era un uomo conosciuto e amato in città. «Un ragazzo d’oro»: così lo definiscono amici e colleghi. Non c’è persona che non lo ricordi come un giovane incredibile. Era così altruista, sempre pronto ad aiutare gli altri e a farsi in quattro per chi aveva davvero bisogno di una mano. E così ne parla anche mamma Cristina, che dice di non riuscire più a dormire. Chiede giustizia. E il suo è anche lo strazio della famiglia.
«Stiamo passando notti insonni – scrive su Facebook uno dei cinque fratelli di Willy, Federico Mannino –. Ore a piangere un familiare che non c’è più. Non riuscire a chiudere gli occhi perché vedi l’immagine del tuo parente scomparso è devastante. Lo è anche per uno come me, che poco parla di ciò che prova ma dentro lentamente muore. La vita è davvero un attimo. E mio fratello purtroppo in un attimo se n’è andato».
Se n’è andato accanto allo zaino azzurro da rider, che portava con orgoglio. Perché William era così. Nella vita si era dato tanto da fare. Era un grande lavoratore e, a detta di tutti, una grande persona. Nei video pubblicati su Tik Tok raccontava la sua attività da “rider di quartiere”. Aveva voluto rendere partecipi le persone della sua vita, per far loro conoscere che cosa voleva dire stare fuori, sulla strada, 12 ore al giorno per guadagnarsi il pane. William era uno dei rider storici della città. Guardava sempre avanti. Giorno dopo giorno. Verso una nuova avventura. Verso una nuova consegna. Era faticoso, certo, ma lui non aveva nessuna intenzione di fermarsi. Usciva di giorno e di notte. Con la pioggia e con il sole. Il giovane “rider di quartiere”, così si chiamava il suo canale Tik Tok, è morto a trent’anni in un pomeriggio di fine marzo. Sulla strada. Sul lavoro.
«Il lavoro è importante, ma lo è anche la vita – scrive Mannino –. Quando si cammina per strada, come spesso dico, ci vogliono quattro occhi. Due per noi e due per gli altri. Un pensiero va a tutti i ragazzi che fanno il lavoro di mio fratello. Sappiate che il vostro lavoro è tra i più pericolosi. Quando andrete a fare le consegne prendetevi un attimo anche per voi, non si vive di solo lavoro. È non sono 10 euro in più che vi cambiano la vita. La morte invece si, quella la vita c’è la spezza. Spero che quando andate a lavoro vi ricordiate per sempre di quel bravo ragazzo, sempre educato e sorridente».
Per sapere quando poter dare l’ultimo saluto a William bisognerà attendere qualche giorno, perché attualmente la salma è ancora sotto autorità e sono attesi gli esami del medico legale. Nel frattempo gli amici e i parenti del giovane fattorino si stringono attorno alla sua mamma e ai suoi fratelli, abbracciandoli forte e unendosi al loro immenso dolore.
«Se avevi bisogno lui lasciava tutto per venire a dare una mano, dava il cuore in tutto quello che faceva e chi lo conosce sa che per volerli bene non c'era bisogno di niente. Magicamente ti ritrovavi con un fratello o uno zio in più su cui potevi contare e lui qualsiasi problema avevi riusciva sempre a farti vedere le cose in modo positivo». È così che Willy viene descritto da chi lo conosceva più che bene: per lui è stata creata una raccolta fondi. Per mantenere ancora più vivo il ricordo di una persona che non potrà mai scomparire dai cuori di chi l’ha amato. «Addio William, ragazzone buono».
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