Khudainatov diresse la campagna elettorale dello zar ma non è nella lista nera. Un big ma non tale da giustificare la presenza delle guardie del corpo sul panfilo
CARRARA. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel suo discorso al parlamento italiano, ne ha chiesto il congelamento, cioè il provvedimento previsto nei confronti dei beni degli oligarchi legati al regime di Mosca. E non è escluso che questo avvenga nelle prossime ore.
La Guardia di finanza e il Csf, Comitato di sicurezza finanziaria, che stanno cercando di individuare sul territorio italiano i beni riconducibili alla black list delle persone sanzionate, stilata dall’Unione Europea, sono al lavoro per capire se quel super yacht di lusso ormeggiato da settimane nei cantieri di The Italian Sea Group a Marina di Carrara, sia effettivamente di Putin, come rivelato da più parti.
Dai documenti che i militari hanno potuto visionare durante il sopralluogo, Scheherazade, come il protagonista delle Mille e una Notte, ma anche come una suite sinfonica composta nel 1888 da compositore russo Rimskij-Korsakov, l’imbarcazione più grande al mondo, con i suoi 140 metri e sei piani, risulta di proprietà di un certo Eduard Yurievich Khudainatov, ex presidente di Rosneft, la compagnia petrolifera di Stato, e adesso proprietario della Ojsc Independent Oil and Gas company. Un oligarca miliardario molto vicino al presidente russo Vladimir Putin, anche se il suo nome attualmente non compare nelle lista nera. Tant’è che non è stata congelata nemmeno la sua Villa Altachiara a Portofino: costruita dal conte di Carnavon e teatro della misteriosa morte della contessa Francesca Vacca Agusta, l’ha comprata per 25 milioni di euro nel 2015. Nel 2000, ha diretto il quartier generale elettorale di Vladimir Putin nella regione degli Urali ed è stato insignito della medaglia dell’Ordine “per merito alla Patria”.
Una scalata al potere che lo aveva portato fino a Rosneft. Un personaggio importante, quindi, ma non abbastanza, secondo il team di investigatori di Aleksei Navalny – l’oppositore russo, prima avvelenato con il gas nervino, poi arrestato e ieri condannato a nove anni di carcere per una presunta appropriazione indebita e per oltraggio alla corte – da giustificare la presenza nell’equipaggio di tanti apparati di sicurezza. Gli attivisti sono infatti riusciti a risalire alla lista dello staff, nella quale risulterebbero su 23 persone 12 dipendenti della Fso, Federal protective service, cioè l’agenzia che si occupa della protezione di Putin. Secondo il gruppo di investigatori, anche un membro dell’equipaggio avrebbe confermato che lo yacht, di fatto, appartiene a Putin. Il capitano, il britannico Guy Bennett Pearce, invece, al New York Times avrebbe smentito tutto. Secondo Vesselfinder, sito che traccia e fornisce la posizione delle imbarcazioni attraverso il sistema di identificazione automatica, è stato costruito nel 2020 e naviga sotto la bandiera delle Isole Cayman. La proprietaria risulta Bielor Asset Ltd, società con sede nelle Isole Marshall, che sarebbe riconducibile all’oligarca. Ma i dubbi che sia solo un prestanome non sono pochi.
Ieri, il sindaco di Carrara Francesco De Pasquale, dopo le indiscrezioni sull’inchiesta del gruppo di attivisti legati a Navalny, ha ricontattato la società che si sta occupando della manutenzione dell’imbarcazione, che avrebbe confermato che «in funzione della documentazione di cui dispone e a seguito di quanto emerso dai controlli effettuati dalle autorità competenti – fa sapere De Pasquale -, lo yacht di 140 metri Scheherazade, attualmente in cantiere per attività di manutenzione, non è riconducibile alla proprietà del Presidente russo Vladimir Putin».
I vertici di The Italian Sea Group hanno assicurato al primo cittadino «di aver messo a disposizione tutto il materiale necessario alle indagini. La disponibilità della proprietà del cantiere e lo scrupoloso lavoro delle nostre autorità sono una garanzia per tutti noi e sono certo che questa vicenda è stata e sarà gestita con l’attenzione e la serietà che merita». De Pasquale ha chiarito di non aver alcuna giurisdizione in materia «ma, da pacifista convinto e da obiettore di coscienza, voglio cogliere anche questa occasione per condannare ancora una volta quanto sta accadendo in Ucraina dove è in corso una guerra che mina i valori fondanti della nostra Europa».