Sentenza del gup: «Il fatto non sussiste». Per la Procura prendeva i soldi delle visite senza versare la quota all’ospedale
PISA. Una sentenza di non doversi procedere perché il fatto non sussiste. L’ha pronunciata ieri mattina il gup Donato D’Auria nei confronti del professor Graziano Cesaretti, 64 anni, di Camigliano, pediatra dell’Azienda ospedaliera in pensione da pochi mesi.
Il pm Miriam Pamela Romano aveva chiesto il processo per il medico per l’ipotesi di reato di peculato. Il difensore del pediatra, l’avvocato Carlo Porcaro D’Ambrosio, nella precedente udienza aveva sollevato un’eccezione sulla contestazione del reato. Aveva escluso il peculato sottolineando che al limite andava discusso l’abuso d’ufficio, se proprio si voleva insistere nel rilevare eventuali profili di responsabilità penale. Con il dispositivo letto dal giudice dell’udienza preliminare il proscioglimento è arrivato per entrambe le ipotesi di reato. In sede di richiesta di rinvio a giudizio il pm aveva già escluso il falso in atto pubblico e la truffa ai danni dello Stato. Era rimasto il peculato. Che per il giudice non sussiste. L’Aoup si era costituita parte civile. lla lettura del verdetto il professor Cesaretti ha avuto un momento di commozione.
Nelle contestazioni della Procura, il pediatra, convenzionato con l’Asl ad Altopascio, avrebbe incassato dai genitori dei piccoli pazienti le somme che, in quota parte, andavano versato all’Aoup considerando che le visite avvenivano in intramoenia.
Per l’accusa quel denaro è rimasto nelle tasche del dirigente ospedaliero. Pediatra con specializzazione in endocrinologia e diabetologia, l’ex dirigente medico dell’Aoup era finito nel radar della Guardia di finanza dall’estate 2018. Secondo il sostituto procuratore Romano il medico avrebbe ricevuto i genitori dei bimbi al Santa Chiara come libero professionista. Cesaretti svolgeva attività in intramoenia e come “privato” avrebbe visitato i piccoli pazienti. Solo che la legge prevede il versamento di una quota all’Aoup in caso di libera professione se si usano locali e personale pubblici. Un passaggio che per l’accusa il profrossor Cesaretti – stimatissimo e conosciuto medico del Capannorese – avrebbe omesso trattenendo per sé l’ importo della prestazione professionale al Santa Chiara. Gli importi supererebbero i 40mila euro.
L’inchiesta aveva ripercorso nella sua genesi vicende analoghe avvenute in passato con medici in servizio in ospedale protagonisti di comportamenti poi sfociati in denunce, processi e condanne. Il contesto è quello degli specialisti che svolgono la libera professione nelle strutture dell’Azienda ospedaliera. Una quota delle tariffe per le prestazioni effettuate nella veste di privato va versata all’ospedale. Secondo le ipotesi della procura della Repubblica il professionista avrebbe effettuato le visite oggetto dell’addebito penale senza il rilascio della ricevuta fiscale, eludendo anche le procedure di prenotazione ospedaliera. Per il professor Cesaretti non sono stati rilevate responsabilità penali.
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