La Procura ha aperto un fascicolo nei confronti di due soci e di un dipendente della stamperia a conduzione cinese. Da più di un anno gli operai denunciano il mancato rispetto del contratto
PRATO. I vertici della stamperia Texprint di via Sabadell sono indagati per sfruttamento di manodopera in stato di bisogno. Lo ha reso noto oggi, 17 marzo, il sindacato Si Cobas, quattordici mesi dopo la denuncia presentata dai lavoratori e sei mesi dopo il verbale dell'Ispettorato del lavoro che ha fornito una prima conferma a quello che i lavoratori, in gran parte pachistani, sostengono da tempo.
Li hanno descritti come facinorosi, sono stati sgomberati con la forza, ma alla fine sta emergendo un quadro molto più vicino alla narrazione offerta dal sindacato di quella diffusa dall'azienda a conduzione cinese, che ha sempre negato di aver calpestato i diritti dei lavoratori.
In mano al Si Cobas c'è una richiesta di proroga delle indagini firmata dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri che dallo scorso mese di agosto ha indagato Zhang Yin, 36 anni, Hohg Bo, 40 anni, e Zhang Sang Yu, 43 anni. I primi due sono soci della Texprint, il terzo, detto Valerio, risulta come dipendente, ma è sempre stato in prima fila nei rapporti coi lavoratori e con le forze dell'ordine. Ed è stata la sua presenza in azienda a far scattare l'anno scorso un'interdittiva antimafia per il suo coinvolgimento in un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano, interdittiva che è stata revocata quando Zhang è stato prosciolto. C'era sempre lui in prima linea nei momenti caldi del picchetto davanti all'azienda di via Sabadell e in almeno un'occasione è stato ripreso mentre picchiava gli operai in sciopero.
L'inchiesta del sostituto procuratore Gestri ha per oggetto le condizioni di lavoro all'interno della stamperia cinese. Dal 18 gennaio 2021 un gruppo di lavoratori hanno iniziato uno sciopero sostenendo di essere stati costretti a lavorare 12 ore al giorno, sette giorni alla settimana. Lo slogan della protesta è stato "8x5", cioè vogliamo lavorare otto ore al giorno, cinque giorni alla settimana. Condizioni quasi utopistiche in molte fabbriche del Macrolotto di Prato. Però alla fine hanno avuto ragione loro, perché i primi tre licenziati dalla stamperia sono poi stati reintegrati dal giudice del lavoro e ora effettivamente lavorano otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana, anche se sono stati relegati nel reparto campionatura in cui ci sono solo loro e non hanno contatti con gli altri dipendenti.
Il prossimo 31 marzo ci sarà un'altra udienza davanti al giudice del lavoro per decidere sulla posizione di altri 15 dipendenti licenziati, tutti iscritti al Si Cobas.