PISTOIA. Contatti troppo intimi, fastidiosi, imbarazzanti. Soprattutto per la chiara percezione fisica, in tutte quelle occasioni, dello stato di eccitazione sessuale del loro insegnante. Che era stato subito sospeso dal dirigente scolastico dopo che le cinque bambine, allora fra gli 11 e 12 anni di età, vincendo la vergogna, avevano parlato di quei comportamenti con i genitori.
Era il gennaio 2018. Accuse pesanti quelle per le quali l’insegnante di scuola media è stato rinviato a giudizio: violenza sessuale su minori. Ieri, di fronte al tribunale collegiale di Pistoia, la mamma di una delle bambine molestate ha confermato le accuse nei confronti del professore, ripetendo ciò che la figlia le aveva confidato all’epoca dei fatti: di essere stata palpeggiata in due occasioni. Acquisita a verbale invece la testimonianza resa a suo tempo da una delle insegnanti. Nella prossima udienza del processo inizieranno a sfilare davanti ai giudici i testimoni della difesa.
I fatti in questione si sarebbero svolti in una scuola media di Pistoia, di cui non facciamo il nome (così come quello dell’insegnante) per non rendere identificabili le bambine coinvolte. In prima istanza, al termine delle indagini – durante le quali erano state anche ascoltate le alunne nel corso di un incidente probatorio – la procura aveva chiesto l’archiviazione, ritenendo che non ci fossero elementi probatori tali da permettere di sostenere le accuse in un processo. Richiesta a cui si erano opposte le famiglie delle parti offese.
Opposizione accolta in seguito dal giudice delle indagini preliminari, che aveva ordinato al pubblico ministero di formulare un capo di imputazione e chiedere il rinvio a giudizio dell’imputato.
Nel gennaio 2018, le giovanissime alunne (non tutte della stessa classe) avevano raccontato di episodi più o meno dello stesso tenore, iniziati prima delle vacanze di Natale del 2017.
Una bambina (la figlia della mamma che ha testimoniato ieri), di quando durante la ricreazione era rimasta sola in aula con l’insegnante, che l’aveva avvicinata da dietro mentre era alla finestra, e di quella volta in cui, mentre era seduta, era stata toccata ai fianchi e sul sedere, sempre avvertendo lo stato di eccitazione dell’uomo. Una sua compagna invece avrebbe subito palpeggiamenti e strusciamenti mentre era alla lavagna, così come, in due distinte occasioni, un’altra sua compagna. Una delle bambine, vittima degli stessi atteggiamenti, aveva addirittura spinto via da sé l’insegnante, talmente era infastidita. Mentre la quinta alunna aveva raccontato di aver subito un massaggio alla schiena durante un laboratorio pomeridiano, talmente intimo da doversi proteggere il seno con le braccia per non farselo toccare.
Fatto sta che, al termine delle indagini, il pm aveva chiesto l’archiviazione: nonostante il carico indiziario ritenuto “enorme”, aveva ritenuto che non potesse essere esclusa la possibilità che il racconto delle bambine fosse stato frutto “di una sorta di condizionamento collettivo delle minori e dei genitori” in presenza di contatti fisici “mai negati dall’indagato” a cui era stata attribuita una “colorazione sessualmente connotata”.
Di parere opposto gli avvocati di parte civile: assolutamente credibili le minori nel raccontare il loro vissuto; nessun elemento che faccia ipotizzare un reciproco condizionamento. Sulla stessa linea il gip, nel respingere la richiesta di archiviazione: nessun’altra giustificazione poteva esserci per il comportamento dell’insegnante se non quella di dare soddisfazione alle sue pulsioni sessuali.
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