MASSA. I tempi brevi, quando si tratta di passare dal progetto alla sua realizzazione, sono un miraggio. Ma adesso un punto fermo c’è: è l’accordo tra Comune e Ferrovie per l’acquisto del terreno dell’ex scalo merci, vicino alla Stazione. Adesso si tratta – e non è poco – di realizzarcelo, il distretto, su quel terreno che Palazzo civico acquisirà a breve e darà in comodato d’uso all’Asl.
La dottoressa Monica Guglielmi è la responsabile della sanità territoriale nella zona delle Apuane e la lunga odissea di un territorio che da 20 anni attende una nuova sede distrettuale la conosce bene. Lei una ipotesi l’aveva avanzata, ormai oltre un anno fa, ed era quella del vecchio ospedale massese, ipotesi che non rinnega, ma i costi – spiega – non hanno consentito di optare per quella soluzione: «La sede di via Bassa Tambura – è la premessa – non risponde agli standard richiesti. Io avevo proposto la realizzazione del distretto al vecchio ospedale di Massa e lo avevo fatto parlandone con i colleghi. Il vecchio ospedale mi sembrava un’ottima soluzione perché avrebbe davvero consentito la realizzazione di una Cittadella della salute concentrando nella stessa area tutti i servizi territoriali. Alla mia proposta non c’è stata – sottolinea – contrarietà da parte dell’amministrazione, ma le verifiche sulla fattibilità economica hanno rivelato costi troppo alti».
Costi troppo alti che hanno spinto a cercare soluzioni alternative: «Abbiamo pensato anche alla zona vicino alla Rsa Pelù, ma l’insediamento sarebbe stato in un’area verde. Né l’azienda sanitaria, né il Comune avevano terreni idonei ad ospitare il distretto – ricostruisce la dottoressa Guglielmi – Io ho pensato anche all’area in cui ora sorge il drive through, proprio davanti all’ex ospedale massese, ma il terreno è risultato troppo piccolo, avremmo dovuto costruire in altezza e il numero complessivo di parcheggi sarebbe stato ridotto. L’ipotesi della Stazione si è rivelata quindi la migliore».
Il percorso con cui si è giunti alla decisione e adesso la volontà di guardare con concretezza e ottimismo al fututo: «Noi immaginiamo una struttura bella, funzionale, con il recupero del verde circostante. Indubbiamente l’area in cui sorgerà il distretto – analizza la responsabile dei servizi territoriali – è centrale e fruibile e godrà di un ampio parcheggio. Adesso l’importante è il fare». Dare alla città il distretto che attende da 20 anni. Perché questo territorio sa bene cosa siano lo le lunghe attese. Basti pensare – è l’esempio più eloquente – alla macchina per la risonanza magnetica al vecchio ospedale massese. Gli esami di risonanza vanno al rallentatore, garantiti solo ai pazienti ricoverati, a chi arriva in pronto soccorso e a chi ha una prescrizione urgente, con accertamento da eseguire entro le 72 ore. L’Asl lo ha detto e ridetto che il problema sono i radiologi: troppo pochi per garantire la copertura dei turni al pronto soccorso, gli esami, le urgenze e pure le diagnosi Covid. Vero anche però – e i sindacati lo hanno ben evidenziato – che, anche se i radiologi ci fossero, con un problema risonanza in terra apuana toccherebbe misurarsi comunque. Per quella macchina ferma al vecchio ospedale, in attesa do trasloco a Carrara da ormai sette anni tondi tondi. I lavori oltre Foce sono sempre prossimi a partire, ma non partono mai: «Nel febbraio scorso – Guglielmi aggiorna sugli ultimi step – c’è stato un problema tra la ditta e i progettisti. È stato necessario un accordo di fronte al Genio civile e la definizione di una variante. A breve dovrebbero riprendere i lavori. Quella risonanza ferma è davvero un problema perché, al netto della mancanza dei medici radiologi, della macchina (ad alto campo ndr) avremmo davvero bisogno e contribuirebbe a creare a Carrara un vero polo radiologico. Io credo che tanti problemi nell’esecuzione di lavori pubblici – motiva la dottoressa Guglielmi – sorgano anche per le gare al minimo ribasso. Spesso le ditte prendono coscienza di non riuscire a stare nei costi».
Un polo radiologico in quel di Carrara quindi dove già ci sono le macchine per l’rx, la Tac e a manca appunto – l’attesa dura dalla chiusura dell’ex ospedale massese nel 2015– la risonanza magnetica ad alto campo. Sempre che, terminati i lavori oltre Foce, quella macchina non risulti più attuale.
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