Pescia: depuratore di Veneri nel mirino, imputati anche commissaria prefettizia e dirigente del consorzio
PESCIA. Nuovamente sotto processo Oreste Giurlani, il sindaco di Pescia attualmente sospeso dalla carica fino al prossimo giugno, in seguito alla condanna a 6 anni e 7 mesi di reclusione inflittagli dal tribunale di Firenze per i reati di peculato e abuso d’ufficio, che avrebbe commesso in qualità di ex presidente dell’Unione dei comuni montani della Toscana.
In questo caso Giurlani dovrà comparire davanti al giudice per una vicenda legata al depuratore di Veneri, assieme ad altri due imputati: Giovanni Battista Meschi, 62 anni, di Capannori, allora preposto all’applicazione della normativa ambientale per il Consorzio del torrente Pescia spa (gestore del depuratore), e Silvia Montagna, 67 anni, di Firenze, all’epoca dei fatti commissario prefettizio inviata a guidare il comune di Pescia, dopo l’arresto del sindaco, per i fatti che hanno poi portato alla condanna in primo grado.
L’imputazione a carico di Giurlani è di aver violato l’articolo 132 del Codice dell’Ambiente per aver autorizzato – con l’ordinanza emessa il 29 maggio 2017 nella sua allora veste di sindaco – il riutilizzo delle acque reflue provenienti dal depuratore dal maggio all’autunno 2017, «nonostante non vi fossero i presupposti di necessità e urgenza previsti dal testo unico sugli enti locali, bensì – cita il capo d’imputazione – sulla scorta di una consolidata prassi instauratasi a partire dal 2005».
Nel testo dell’ordinanza si legge che «nell’area a vocazione floricola di Veneri si manifesta un’emergenza idrica che non consente l’irrigazione dei terreni agrari, in quanto il torrente Pescia di Collodi si trova in condizione di minima portata e non riesce ad alimentare le prese del Consorzio idrico costituito nella stessa frazione e che tale fatto può comportare una perdita delle produzioni del comparto floricolo con gravi ripercussioni economiche e sociali per l’intero comune di Pescia».
Quell’atto consentì, dunque, di utilizzare le acque provenienti dal depuratore di Veneri per l’irrigazione dei campi sia ad uso agricolo che floricolo mediante il pompaggio e la reimmissione nel torrente Pescia. Acque che, a un’analisi successiva condotta dall’Arpat, sarebbe risultata inquinata, così come dalle indagini portate avanti dai carabinieri forestali. Che hanno preso in considerazione anche l’eventuale risparmio sui costi di irrigazione conseguiti in questo modo dagli agricoltori.
Sull’ordinanza in questione era altresì specificato che l’efficacia della stessa avrebbe cessato con la cessazione dell’emergenza idrica. L’anno successivo, invece, ne era stata emanata una identica dall’allora commissaria prefettizia Montagna. Che per questo è a sua volta accusata, in concorso con Meschi, di aver violato il Codice dell’ambiente per aver emesso l’ordinanza 35 del 21 giugno 2018 con cui autorizzava il riutilizzo delle acque reflue del depuratore senza i presupposti di legge, così come aveva fatto Giurlani l’anno precedente. E consentendo in tal modo che gli scarichi contenenti le sostanze pericolose finissero nel torrente.
Meschi è accusato di aver violato lo stesso articolo della legge in quanto «effettuava, o comunque consentiva, lo scarico nel torrente Pescia di reflui depurati, derivanti dall’attività del Consorzio, ovvero di sostanze (cromo, rame, cromo esavalente, piombo, rame e idrocarburi) in mancanza della prescritta autorizzazione». Dal 6 luglio al 7 novembre 2018.
Ritenuto che le prove fossero certe e che per i reati contestati potesse essere irrogata (grazie allo sconto relativo a tale procedura alternativa) una pena esclusivamente pecuniaria, nei confronti dei tre imputati il gip del tribunale ha emesso, su richiesta della procura – come prevede il codice di procedura penale – un decreto penale di condanna: 13mila euro per Meschi, 3mila per Giurlani e 7. 500 per Montagna.
Decreto contro il quale i tre imputati, attraverso i loro rispettivi legali, hanno presentato opposizione, preferendo difendersi in un processo per dimostrare la propria innocenza.
A breve la fissazione dell’udienza.
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