PRATO. Oltre cinquecento sfratti esecutivi che sono stati emessi dal tribunale solo nel 2020. E molti di questi sono ancora da eseguire in città. Altri cinquecento probabilmente per il 2021, in tutto mille. Dopo lo sblocco della moratoria sugli sfratti dello scorso 31 dicembre, molte famiglie pratesi si ritrovano di fronte all’emergenza abitativa e l’allarme sociale, dati i numeri, viene levato da più parti.
Sono soprattutto le maggiori sigle sindacali a difesa degli inquilini che accendono la spia rossa su un vero e proprio tsunami a livello sociale: « A breve saremo davanti all’esecuzione di fatto di 20-30 sfratti al mese fra Prato e comuni della provincia», commenta Laura Grandi segretaria regionale del Sunia.
I 500 sfratti che premono su città e provincia sono quelli arretrati del 2020, ai quali, considerato lo sblocco della moratoria, si aggiungeranno a breve tutti quelli emessi anche nell’anno appena trascorso, il 2021.
Un dato quest’ultimo non ancora censito, ma che «probabilmente è simile nella cifra a quello registrato nel 2020», ricorda Rodolfo Zanieri, presidente toscano dell’Uniat.
«Abbiamo davanti una situazione preoccupante», ammette Luigi Biancalani vicesindaco e assessore al sociale del Comune di Prato. «Prato era fino a qualche anno fa un’isola felice – prosegue Laura Grandi, segretaria del Sunia – non subiva le situazioni di disagio presenti in tante altre città della regione. Una situazione che si è modificata profondamente già prima della pandemia e poi è arrivato il Covid a dare man forte. Si consideri che già nel 2021, pur con il lockdown, Prato è stata l’unica città toscana ad avere un aumento degli sfratti esecutivi. Ora la situazione si fa difficile».
Per il 2022 il Comune di Prato ha messo in campo interventi ingenti, come oltre un milione e mezzo di finanziamenti a sostegno degli affitti, dopo i 400mila euro già stanziati nel 2021.
«Ma resta sempre una situazione difficile – prosegue il vicesindaco Biancalani – per diversi fattori messi insieme. I prezzi alti dei canoni, ma non solo. C’è anche la difficoltà a reperire locali e abitazioni in affitto, anche quanto le persone sono in grado di far fronte agli impegni economici».
Per Laura Grandi, città e provincia stanno conoscendo un problema che fino a diversi anni fa non si presentava in modo così importante. E oltre agli sfratti esecutivi da eseguire, l’allarme si accende anche per una più diffusa situazione di disagio economico.
Laura Grandi lo sottolinea: «Calcoliamo, dai nostri dati, che almeno 4000 famiglie pratesi ora come ora si trovino in seria difficoltà al pagamento dei canoni mensili e, visto anche il caro bollette e i maggiori costi dell'energia, siamo davanti ad una situazione ancora più complessa».
« Da una parte abbiamo gli sfratti esecutivi arretrati – va avanti Grandi – sbloccati dalla fine della moratoria, dall’altra un disagio economico che preme sulle fasce più fragili e che potrebbe portare ad un aumento nel tempo delle morosità e delle esecuzioni di sfratto».
L’edilizia residenziale pubblica ora può far poco. Prato è penultima in Toscana per unità abitative di edilizia pubblica, poco più di 11000 unità, per lo più già impegnate.
Per il vicensindaco Biancalani una delle situazioni tampone, o delle nuove scelte abitative, potrebbe essere presentata dalla coabitazione o cosiddetta housing sociale.
Una possibilità verso la quale le famiglie italiane storcono in generale abbastanza la bocca, mentre è più accettata dai cittadini stranieri come soluzione di accettabile.
«Abbiamo chiesto agli ufficiali giudiziari una dilatazione nei tempi di esecuzione degli sfratti», precisa Biancalani.
Per il Sunia non c’è comunque tempo da perdere. A breve il sindacato degli inquilini chiederà un incontro con la prefetta di Prato, «anche se – confessa Laura Grandi – governo e Stato si preoccupano a quanto pare più dei bonus per le villette che dell’emergenza abitativa».
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