Ex ospiti della coop, hanno fatto denuncia: «Ci hanno allontanato dai nostri bambini. Vogliamo il processo»
MASSA. Dormiranno cinque notti in auto davanti al Tribunale di Massa due mamme ex “ospiti” delle case di accoglienza della Serinper, la cooperativa finita sotto indagine per corruzione, traffico di influenze illecite e maltrattamenti sui minori.
La protesta di Rafaellina Lambardi e Paulina Jozefiak è iniziata all’alba di lunedì 17 gennaio. Sono arrivate a Massa senza dare preavviso per evitare che qualcuno le facesse desistere; hanno parcheggiato davanti all’ingresso del Tribunale una utilitaria dentro cui mostrano un materassino, due cuscini e coperte. Il necessario per trascorrere cinque notti in auto, in segno di protesta e disperazione. Hanno affisso cartelli sugli alberi, e anche le foto dei loro figli; hanno parlato con le persone che si fermavano a leggerli: chiedono giustizia per i loro bambini e per tutti i minori coinvolti nell'inchiesta Serinper; chiedono di sapere che fine hanno fatto le loro denunce per maltrattamenti e di poter incontrare i pm che si stanno occupando delle indagini. Vorrebbero vedere i responsabili a processo.
Ma in Procura non ricevono senza appuntamento e quindi per tutto il pomeriggio le due donne cercano il modo di incontrare giudici e magistrati senza fortuna: «Vogliamo il processo per maltrattamenti – spiegano le due mamme - perché i nostri figli sono stati maltrattati, per tanti mesi, in quelle strutture». Paulina è polacca, parla poco l’italiano, ma si fa capire: «Quando abitavano in struttura era un incubo; il freddo, la mancanza di cibo, i medicinali scaduti; i miei bambini non avevano di che vestirsi e venivano picchiati da altri soggetti problematici che vivevano con noi, senza alcun controllo da parte delle operatrici. E la cosa che oggi mi fa stare più male – conclude – è che mi hanno allontanata da loro e continueranno ad essere affamati, infreddoliti e picchiati dagli altri bambini, senza che io possa più difenderli».
Il caso di mamma Rafaellina, invece, finirà alla Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo, perché dopo aver passato un periodo in una delle case di accoglienza della Serinper – racconta la donna – le sono stati tolti i figli e dati in affidamento: «Hanno scritto falsità su di me – racconta – Mi facevano passare per pazza, quando invece ero io che trovavo la mia bambina piena di lividi e graffi e facevo presente alle educatrici che stava male, i bambini erano sempre impauriti, terrorizzati. In quegli appartamenti, quando noi mamme ci allontanavamo per lavoro, succedeva di tutto; i miei figli sono stati maltrattati e oggi credono che io sia morta. Questo non è giusto».
Entrambe le mamme depositarono diverse denunce ai carabinieri di Villafranca, di Massa e di Viareggio che sono state utili in questi anni per aprire l’inchiesta sulla cooperativa Serinper: «Non è possibile che le nostre denunce non abbiano portato a nulla – dice sempre Rafaellina Lambardi– Perché hanno lasciato i bambini là dentro, sapendo che forse non tutto era bello e sicuro? Sono arrabbiata, delusa e mi sento abbandonata da tutti».
Alla protesta davanti al Tribunale di Massa avrebbero dovuto partecipare molte più mamme: qualcuna nel pomeriggio del 17 gennaio arriva per dare supporto a Rafaellina e Paulina, ma nessuna rimane a presidiare il palazzo di giustizia. «Io le capisco – dice la Lambardi – Le sento ogni giorno, siamo una settantina nelle chat di gruppo. Hanno paura, molte hanno ancora i figli in struttura e temono ripercussioni, o che possano togliergli i figli come hanno fatto con me».
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