Nella lista ci sono nomi di aziende conosciute come il calzaturificio Petrini di Capannori
LUCCA. Sono 83 i fallimenti in provincia di Lucca nel 2021. Qui di fianco riportiamo i nomi delle aziende che hanno chiuso i battenti tra Lucca, Piana e Valle del Serchio. Sono 42 e i loro dati sono riportati sul Portale dei fallimenti (aggiornato al 14 dicembre). Nel novero sono conteggiate anche la ditta Di Giulio Gino di Capannori, Fonte di Careggine, Antrans di Altopascio, Panificio Toschi di Porcari e United Converting di Coreglia: sono imprese che il tribunale ha dichiarato fallite a fine dicembre 2020, ma il cui fascicolo è stato “numerato” nel 2021.
Nell’elenco ci sono nomi di aziende conosciute come il calzaturificio Petrini di Capannori, che ha cessato l’attività lasciando a casa 18 persone, oppure dell’immobiliare Leccio spa, la società individuata dalla Fondazione CrL come partner privato per la vendita di energia pulita, nell’ambito dell’operazione “Lucca solare”. Ci sono anche tante aziende edili che, provate da un decennio di crisi, non sono riuscite a rimanere in piedi nonostante il “doping pubblico” dei bonus casa.
Che anno è stato, dunque, questo 2021 per il tessuto economico della nostra provincia? E come giudicarlo in base ai fallimenti? Ovviamente, ogni società ha la sua storia, la sua clientela, il suo settore di operatività ed è quindi è difficile fare un’analisi completa. Prendiamola larga e mettiamo a confronto il dato attuale con quello degli anni passati. In termini assoluti il peggiore anno dell’ultimo decennio è stato il 2015, con 190 fallimenti spalmati nei dodici mesi. Da allora le cose sono andate poco a poco migliorando. Anche nel più vicino 2020 i dati erano migliorati: nel primo anno di pandemia le imprese che avevano portato i libri in tribunale erano state appena 94, 16 meno dell’anno precedente. Si pensava, però, che quel dato fosse sottostimato a causa delle tante settimane di chiusura delle cancellerie dei tribunali per il lockdown. Pertanto, per il 2021 ci si aspettava un’ecatombe di crac societari, che per fortuna non c’è stata. I motivi sono svariati e tra questi per paradosso occorre considerare anche il Covid. La dilazione degli adempimenti fiscali e i tanti “ristori” disposti dal governo in questi mesi di pandemia, hanno sì dato ossigeno alle imprese colpite dall’inattività figlia del virus, ma hanno tenuto in vita anche tutte quelle aziende che la crisi la conoscevano già da prima del coronavirus. Tra le misure che hanno avuto l’impatto maggiore, ad esempio, c’è la moratoria che ha consentito di sospendere il pagamento delle rate sui finanziamenti in essere con gli istituti di credito.
Se si sia trattato di “accanimento terapeutico” o di una cura realmente efficace lo scopriremo solo negli anni a venire. Venti tra le aziende fallite avevano sede legale nel capoluogo, sette a Capannori, cinque ad Altopascio, due a Bagni di Lucca e Borgo a Mozzano. Poi Barga, Careggine, Castelnuovo, Coreglia e Porcari con un fallimento a testa. Le altre 41 sono collocate sul litorale, di cui 25 solo a Viareggio.
G.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA