Raggiunto l’accordo in ordine al premio di risultato triennale 2024-2026, a favore dei dipendenti dello stabilimento Mangiarotti Westinghouse Spa, sottoscritto tra la direzione aziendale e le parti sociali. L’azienda leader a livello mondiale per la progettazione e la produzione di apparecchiature di alta qualità utilizzate nell’industria nucleare e per la produzione di scambiatori di calore e recipienti a pressione, che proprio da Monfalcone ha contribuito al completamento del primo settore ITER, il più grande esperimento internazionale sulla fusione, con la fornitura di due tra i componenti chiave del contenitore per la reazione di fusione, “cuore” della centrale francese a Cadarache, ha imboccato una nuova stagione produttiva, foriera di ulteriori commesse.
Si è infatti ripartiti da ciò che gli stessi sindacati, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil Uilm, hanno definito «una svolta dalle rosee prospettive, data da chiari segnali di crescita», nell’addivenire alla sottoscrizione dell’accordo, votato dai lavoratori, attualmente circa 200, con rinnovata fiducia. Nell’ambito della trattativa, iniziata lo scorso luglio, la direzione aziendale e le parti sociali hanno definito i termini del premio, foriero di una rigenerata capacità di redistribuzione del reddito.
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Il raggiungimento degli obiettivi aziendali, che tengono conto di specifici parametri (incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione), comporterà una quota aggiuntiva pro capite fino ad un massimo di 1.235 euro su base annuale.
Lo stabilimento monfalconese, dunque, si lascia alle spalle un periodo delicato, caratterizzato dalla misura della solidarietà conclusasi lo scorso aprile, a fronte dell’uscita, tra volontaria e incentivata, di un centinaio di lavoratori. L’accordo assume una valenza particolarmente significativa.
La produzione della Mangiarotti, di alto livello e precisione, nell’avvalersi di personale di profilo tanto specializzato quanto elevato, è improntata ad un mercato dalle complesse dinamiche dovendosi confrontare con l’acquisizione di commesse di durata media decennale, com’è stato per la compartecipazione alla costruzione della centrale nucleare francese.
La crisi del sito, alle prese nel 2022 con un “vuoto di commesse”, aveva fatto temere l’imbocco di una preoccupante “deriva”, attraversata tuttavia con ammortizzatori sociali, unitamente alla riduzione del personale. Ma ora è in atto un cambio di direzione all’insegna della ripresa. Prova ne è, appunto, il contratto triennale del premio di risultato.
«Si è chiuso un ciclo che stava mettendo in discussione la stessa tenuta del sito e dopo la consegna, a settembre, della prima fornitura in assoluto per la nuova centrale a fusione nucleare francese, il raggiungimento dell’accordo sul premio di risultato apre scenari di rinnovata serenità – ha osservato Alessandro Contino, referente Fim Cisl per il territorio di Trieste e Gorizia –. Elemento ulteriormente positivo è dato dalla detassazione del 5% della quota aggiuntiva riconosciuta, come previsto dalla nuova normativa. Almeno il 95% dei lavoratori ha accolto favorevolmente questo risultato, votato quindi positivamente. L’azienda ha trovato l’equilibrio, le commesse si stanno ripresentando con buone le speranze per la stabilità dello stabilimento. Non possiamo quindi che esprimere la massima soddisfazione, abbiamo lanciato le basi anche in prospettiva del nuovo contratto integrativo, per il quale le trattative con l’azienda si svilupperanno a partire dal 2025».
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario Fiom Cgil di Gorizia, Michele Orlandini: «È stato un percorso lungo, ma ora si può guardare con fiducia alla ripresa del sito. Siamo molto soddisfatti del trend produttivo che ha completamente invertito i termini, ben che positivi, del confronto con l’azienda, al fine di poter aprire una nuova stagione per il miglioramento dei diritti e delle condizioni di lavoro dei dipendenti all’interno dello stabilimento».—
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