«Personalmente non ho nulla da recriminarmi». Francesco Di Paola Panteca non chiede scusa perché «ne parlerò con chi di dovere: ma sono sereno sul mio operato». Il presidente del Consiglio comunale legge una lunga lettera con cui allontana ogni accusa di faziosità e condotta parziale, nega la richiesta di dimissioni avanzata dalle opposizioni e ripete: «La politica è altro».
[[ge:gnn:ilpiccolo:14798660]]
Non è la prima volta che le opposizioni arrivano ai ferri corti con la guida dell’aula, ma il detonatore è stata la tesissima maratona sulla delibera di project financing di Costim per la riqualificazione del Porto Vecchio. A più riprese in quei quattro giorni da cardiopalma il centrosinistra aveva messo in dubbio la legittimità del presidente, a partire dal parere di inammissibilità per 129 su 190 emendamenti espresso da Panteca con un «evidente abuso di potere», denuncia il capogruppo del Pd Giovanni Barbo. E, poi, dopo che lo stesso presidente era stato ripreso dalle telecamere della diretta streaming a votare proprio uno dei pochi emendamenti rimasti al posto del sindaco Roberto Dipiazza, seduto al suo fianco.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14717669]]
«Azioni gravissime: limitano il nostro ruolo e danneggiano i cittadini», denuncia la pentastellata Alessandra Richetti, elencando le «iniquità inaccettabili» testimoniate nell’aula: dal «blocco delle mozioni» alle «ripetute ingerenze nella Commissione trasparenza».
Il passaggio del voto incriminato finisce prima sui social, poi al centro di una conferenza stampa e quindi in Consiglio, spingendo il centrosinistra a richiedere le dimissioni di Panteca e abbandonare i lavori appena prima di votare la delibera più importante mai adottata dall’attuale consiliatura.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14718032]]
Nessuno fino a ieri ha smentito quel voto. Né il presidente Panteca, né il sindaco Dipiazza, resosi ieri sera protagonista di un diverbio con i consiglieri di centrosinistra. «Per l’ennesima volta il sindaco ha perso il controllo, dando conferma che non è più in grado di amministrare con equilibrio la città», commenta duramente il puntofranchista Paolo Altin.
All’opposizione sarebbe bastata l’ammissione di un errore e le scuse dell’aula. Ma a distanza di un mese quelle scuse non sono arrivate, nonostante «l’inequivocabile violazione del regolamento», attacca Francesco Russo. «Indecoroso», afferma ancora l’esponente dem, che l’indomani del voto incriminato aveva quindi presentato nei confronti del presidente Panteca un esposto alla Procura della Repubblica, con riferimento alle ipotesi dei reati di “falso ideologico commesso da pubblico ufficiale” e “sostituzione di persona”. Ma «indipendentemente dall’esito giudiziario – afferma Russo – questa questione andava e andrebbe risolta in via politica, in questo Consiglio».
Il forzista Alberto Polacco si dice «garantista» e critica la mossa del dem di appellarsi a un’autorità giudiziaria: un «errore» a fronte di un «comportamento che di penale non ha nulla». «Non è la prima volta – dice il capogruppo di Forza Italia – che l’opposizione ha adottato quest’iniziativa: ma non si fa politica con gli esposti». Il dibattito incalza, ma arrivati all’ultimo intervento l’azzurro è (a quel punto) l’unico a intervenire nel centrodestra.
«Il silenzio della maggioranze è emblematico», affonda il municipalista Riccardo Laterza, evidenziando come «nonostante la maggioranza abbia – annota il capogruppo di At – componenti più capaci di presiedere l’aula, ha prevalso la volontà di conservare equilibri che nulla hanno a che fare con il rispetto delle regole».
Panteca prende parola. Ripercorre e difende il proprio operato di anni alla guida del Consiglio, definisce «imbarazzante» e utile solo «allo spettacolarino spicciolo» l’esposto di Russo alle autorità giudiziarie. Ne evidenzia la natura pretestuosa e ne esclude l’utilità politica. Parla di «mortificazione personale». E ripete: «Personalmente non ho nulla da recriminarmi. Neanche ora, neanche davanti a queste motivazioni». La richiesta di dimissioni viene respinta a maggioranza. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA