Altri video, altre foto. L’agguato degli ultras della Pallacanestro Varese di domenica scorsa davanti al palazzetto dello sport di via Flavia a Trieste, culminato nello scontro con i tifosi triestini, è un caso ancora aperto. La Digos e la Polizia scientifica, dopo i sei arresti di martedì (quattro varesini e due triestini), in questi giorni stanno continuando a passare al setaccio il materiale investigativo, soprattutto le immagini.
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Da questi accertamenti potrebbero spuntare nuove persone coinvolte nei fatti. Una ventina, infatti, i supporter che si erano affrontati in mezzo alla strada prendendosi a calci, a pugni e a sprangate. Non si escludono quindi ulteriori denunce e misure di Daspo (i divieti di accedere alle manifestazioni sportive) per rissa, lesioni, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. L’autorità giudiziaria, in caso di altri indagati per questi reati e diversamente da quanto disposto finora per i sei tifosi attualmente inquisiti, non procederà con l’arresto “in flagranza differita” (basato sulle prove video) perché la misura è valida solo entro quarantotto ore dall’episodio.
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Intanto è stato fissato l’interrogatorio in Tribunale per i due supporter triestini (difesi dall’avvocato Giovanni Adami del Foro di Udine) ora ai domiciliari: è programmato per domani mattina.
Secondo le indagini, e quindi considerando il materiale video visionato dalla Digos e dalla Scientifica, i due avrebbero avuto un ruolo concreto nei tafferugli con gli avversari varesini. D’altronde sono contestati i reati di rissa, lesioni, danneggiamento e resistenza. Abbastanza, insomma, per motivare l’arresto.
Ma le versioni dei fatti si rincorrono. Tra i testimoni che avevano assistito alla scena c’è chi ritiene che i supporter della Pallacanestro Trieste (non nello specifico gli arrestati, ma in generale chi si è ritrovato in mezzo ai tafferugli) abbiano reagito per «difendersi» dall’attacco degli ultras della Openjobmetis Varese e che quindi, inevitabilmente, sono finiti nel parapiglia. E che, anzi, abbiano in qualche modo tentato di aiutare i poliziotti che cercavano di fermare l’avanzata violenta degli ultras lombardi mentre si avvicinavano minacciosamente alla gente che stava defluendo dal palazzetto. Andrà accertato. Per il momento le accuse sono pesanti.
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Quel che è certo è la premeditazione dell’episodio. I supporter varesini erano usciti dal palazzetto una decina di minuti prima della conclusione della partita, che la loro squadra stava ormai perdendo con molti punti di distacco. Si erano allontanati dall’impianto sportivo scortati dagli agenti in divisa. Ma terminato il match sono ritornati sui loro passi.
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Hanno lasciato le auto nei pressi del pub Excalibur di via Fianona e poi si sono diretti verso l’impianto sportivo armati di bastoni, oltre che delle aste utilizzate per le bandiere. Camminavano facendo esplodere petardi, lanciando fumogeni e urlando, con i volti nascosti da cappucci e sciarpe nere mentre colpivano a caso anche chi passava in via Flavia con auto e scooter.
È nei pressi del Grezar che i varesini, dopo che la polizia aveva provato a calmarli a parole, si sono scontrati con alcuni tifosi triestini. Prima le provocazioni, poi i pugni, i calci e le sprangate anche quando le persone erano per terra.
Tutto questo davanti a centinaia di persone, anche famiglie con bambini. Un tifoso della Pallacanestro Trieste, proprio uno dei due arrestati, è stato portato al Pronto soccorso di Cattinara con una vistosa ferita alla testa e traumi alla schiena. —
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