Coi bulli, nei mesi scorsi, aveva già dovuto fare i conti. Ma si era trattato, in quelle pur ripetute circostanze, di episodi ascrivibili a fenomeni di intolleranza. Meglio: maleducazione, razzismo e omofobia. Domenica sera, invece, la beffa è andata oltre e dalle parole s’è passati alle molestie. Dallo scherno a un calcio assestato al fondoschiena. Vittima un residente sulla cinquantina che aveva avuto un primo contatto con quella che ritiene essere una «baby gang da qualche tempo attiva in centro» – o forse solo una cattiva compagnia – già mesi addietro. L’incrocia nuovamente l’altro giorno, in via Sant’Ambrogio. Le prime irrisioni dentro un negozietto di abbigliamento bengalese, sotto i portici, dove il cittadino era entrato per dar un’occhiata. «I ragazzi hanno varcato, loro pure, la soglia dell’esercizio e cominciato a fare un po’ di casino, prendendomi di mira – riferisce il cinquantenne –, ponevano domande sciocche: chiedevano se fossero più uomini loro di me, se fossi maschio o femmina, se avessi mai fatto l’amore...». Punzecchiature a guisa di sfottò. A un certo punto, forse il locale angusto, l’accerchiamento dei cinque ragazzi o l’irrisione, l’uomo inizia ad avvertire un dolore alla caviglia, così forte da non riuscir più a stare in piedi. Allora il commerciante gli sporge uno sgabello e lui si siede. Rivolto ai giovani, l’esercente chiede loro di uscire, proprio perché il signore non si sente bene. Ma niente. Uno del gruppo non desiste e cerca di portar via al cinquantenne il bel cappello che ha in testa.
Lì l’uomo si innervosisce e tenta l’uscita, ma prima la butta sulla paternale, facendo capire a quegli adolescenti che lui «potrebbe essere loro padre e che è sbagliato rapportarsi così con chi è più adulto», per quanto sensibile e pacato. Ma «non la prendono bene e scoppia il finimondo: mi dicono “Come ti permetti di nominare mio padre?”». «L’unica ragazza che è con loro – prosegue – si mette a piangere e dice di non vedere il suo, di genitore, da mesi. E intanto mi inveisce contro. A me pareva d’esser in un mondo di pazzi, perché era palese non mi stessi riferendo ad alcuno di preciso, ma che si trattava solo di un esempio».
Diventano verbalmente più aggressivi e il cinquantenne si allontana dall’isola pedonale. Ripresosi dal dolore al piede, ancora scosso, allunga il passo verso via Matteotti, pensando di essere solo. E invece. Invece in prossimità di un portone i ragazzi, che lo devono aver seguito, gli si fanno sotto. «Mi ingiuriano e intimano di chieder scusa – spiega –, la ragazza dice che vuole spaccarmi la faccia. E quindi un giovane dalla carnagione olivastra mi dà un calcio al sedere. Resto scioccato».
In quel momento, sono le 22.30, «l’arrivo casuale di un altro uomo», che nota la scena e inizia a gridare ai ragazzi di allontanarsi e lasciarlo in pace, pone fine alla vicenda. Il gruppo si dà alla fuga. Resta l’amarezza, che ha spinto il cinquantenne, ieri, a rivolgersi al Commissariato e fare una segnalazione per le asserite «molestie». Presunti autori i cinque, forse tutti minorenni.—
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