Percorrendo la tortuosa salita di strada di Cattinara, si incontra dopo un paio di curve un grande complesso abitativo di colore bianco e fresco di costruzione. Visto dall’esterno, poco sembrerebbe distinguerlo dai palazzi dell’edilizia pubblica sovvenzionata che, giusto qualche metro prima, dominano su piazzale de Gasperi; in realtà, all’interno della struttura ultimata di recente, si nasconde un progetto dai contorni molto diversi, il quale – pur rivolgendosi comunque a chi è impossibilitato ad accedere a una locazione sul mercato – ha l’ambizione di riscrivere la concezione di nucleo abitativo e di convivenza fra inquilini.
È la formula del cosiddetto housing sociale, materializzatasi nel 2013 in un omonimo fondo gestito da Finint Investments (Gruppo Banca Finint). La dotazione patrimoniale complessiva si aggira attorno ai 100 milioni – il fondo è stato sottoscritto da Cassa depositi e prestiti real asset, dalla Regione, dalle banche di credito cooperativo territoriali e da una serie di investitori privati – e ha già dato vita a numerose iniziative in anni recenti (a Trieste si ricorda la conversione dell’ex fabbrica Sadoch in viale dell’Ippodromo). Nel caso del complesso di strada di Cattinara, l’affidamento risale al 2018 e gli alloggi sono adesso pronti per essere assegnati.
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«Nei progetti realizzati dal fondo è centrale la dimensione della socialità – spiega Lidia Rotondi, fund manager di Finint Investments – con l’obiettivo di sviluppare nuovi paradigmi dell’abitare che mettono al centro l’integrazione sociale e la crescita di nuove comunità, anche mediante l’utilizzo di spazi e servizi comuni condivisi».
Le caratteristiche del nuovo complesso riflettono questa impostazione. Le due palazzine, servite da un ascensore centrale, contano su 65 alloggi distribuiti su quattro piani. Realizzati in classe energetica A3 o A4, gli appartamenti presentano un riscaldamento centralizzato a pavimento, mentre sulla copertura dell’edificio si trovano alcuni pannelli fotovoltaici accanto a una piccola area verde. Lo stile, negli spazi comuni, è sobrio ed essenziale: il bianco della facciata è punteggiato solo da angoli di colore verde e viola a decorare i terrazzi. Chi si aggiudicherà gli alloggi al pian terreno potrà infine profittare di un giardino privato e a tutti sarà offerto un posto auto.
Ma il teatro della sfida lanciata dal progetto di housing sociale è la grande sala al piano terra (87 metri quadrati), in cui dovrebbe prendere forma la «comunità» di chi abita nelle due palazzine grazie a incontri di varia natura (dalle immancabili riunioni condominiali a feste o analoghe occasioni di svago). L’iniziativa sarà lasciata ai singoli condòmini, ma il tutto sarà seguito dalla cooperativa Lybra, che rientra nel cappello del gestore sociale Case Fvg. La squadra è composta da tre persone che, oltre a rappresentare un riferimento per eventuali segnalazioni, cercheranno di cementare il legame fra “vicini di casa”.
Non è, va da sé, una sfida facile. «Il progetto è ambizioso», riconosce Cristina Dandolo della cooperativa Lybra. «Costituiremo intanto un comitato – spiega Dandolo – dando priorità alle iniziative che coinvolgono tutti i residenti». I precedenti in giro per la regione hanno dato risultati diversi e talvolta molto positivi: ci vorrà in ogni caso del tempo prima di valutarne l’efficacia.