I negativi scorrono tra le mani, insieme ai ricordi di decenni di vissuto cittadino. Pacchi che non finiscono più, conservati sempre con cura. Testimonianze non solo del lungo lavoro sul campo, ma anche di fatti storici e cambiamenti epocali di Trieste e della regione, immortalati soprattutto dall’obiettivo di Fulvio Bronzi. È iniziata la digitalizzazione dell’archivio fotografico di Attualfoto. Un impegno complesso e certosino, con migliaia di scatti da passare al pc, catalogando anni e accadimenti.
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È proprio Bronzi, insieme allo staff del negozio, ad occuparsi di controllare e visionare tutto. E spesso, inevitabilmente, tutto si ferma per ricordare. Un episodio. Un aneddoto. Una sensazione rimasta intatta nel tempo. Un patrimonio straordinario di storia, dal 1963, anno in cui tutto è cominciato, dall’esperienza e dalla passione di Bronzi e Silvio Vuga. Tutte o quasi le prime foto digitalizzate risalgono agli anni Sessanta, poi si proseguirà anche con i periodi successivi. Tra queste ecco l’ingresso del Pedocin, con un gruppo di persone che entrano, rigorosamente divise, sotto le grandi scritte “uomini e donne”.
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Accanto all’accesso si nota anche una bancarella, che vendeva dolciumi e bibite. Si scorge l’elenco: aranciata, lampone, limonata, gazzosa, chinotto.
Risale sempre all’estate un’altra istantanea, questa volta a Barcola, dove un vigile urbano, vestito di bianco dalla testa ai piedi, parla con alcuni bagnanti. Sullo fondo si vede anche qui un piccolo chiosco, forse per i gelati, addossato alle terrazze dei Topolini.
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Di tutt’altro tenore altre due foto, che documentano un incendio scoppiato al Silos, «per raccontare quanto stava accadendo ricordo che ho seguito il pompiere all’interno – ricorda Bronzi – mentre sta spegnendo le fiamme».
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Tra gli scenari difficili da dimenticare ci sono tutte le sequenze della tragedia del Vajont. «Ero arrivato tra i primi, descrivere quello che ho visto non è facile. Nessuno si immaginava di trovare una devastazione simile». Ma lo scatto più toccante in assoluto per Bronzi «riguarda una cerimonia a Redipuglia: mostra una donna che piange un parente morto. Piegata davanti al sacrario».
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Tanti i personaggi noti presenti nell’archivio. Come Margherita Hack, che posa, giovane e sorridente, davanti all’osservatorio astronomico: «Il suo ritratto mi è stato chiesto tante volte nel corso degli anni. Peraltro veniva spesso qui in negozio e con il marito – ricorda Bronzi – compravano pellicole».
Spicca poi Nino Benvenuti, in un incontro organizzato al castello di San Giusto, dopo il passaggio al professionismo.
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Ma ci sono tantissimi istanti di vita quotidiana, come le bancarelle di Ponterosso, i tram che percorrevano il centro, le suore in visita alla sezione femminile del carcere, le nevicate eccezionali e la posa delle corde nelle vie dove soffiava forte la bora. E pure qualche inquadratura dello stesso Bronzi, fatta da Vuga.
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Giovanissimo. Con la sua inseparabile macchina fotografica. —
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