MONFALCONE. Sempre, ogni volta che si dà col cuore, si riceve. Così, la prima cosa che Brian Harland, 77 anni, un passato da marittimo col Lloyd Triestino, dice al telefono, una volta consegnata nel pomeriggio la prima scorta di viveri all’equipaggio della Al Filk, è: «Ci siamo abbracciati. Ho visto tanta contentezza, nei loro occhi. Sono felice».
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Felice lui, che molto s’è attivato per la colletta di generi alimentari di prima necessità, ma felici soprattutto loro, gli 11 marittimi rimasti in seria difficoltà all’accosto 1. Harland, che non è nuovo al volontariato, ma da anni si prodiga con la Caritas nella distribuzione di spese alimentari a favore delle famiglie indigenti (è arrivato a quota 630 consegne), col supporto del Despar di Ezio&Walter a Ronchi e le autorizzazioni dell’Autorità portuale ha potuto ieri dare un concreto segno di vicinanza del territorio allo sventurato equipaggio, che si sentiva abbandonato in porto e una settimana fa aveva lanciato l’sos su queste colonne. Della loro situazione s’è interessata anche la Prefettura di Gorizia.
E, rende noto il comandante della Capitaneria Giuseppe Siragusa, «pure Fhp che sta assicurando un generatore portatile per garantire alcuni minimi servizi a bordo della Al Filk». «Ognuno cerca di dare una mano per quanto possibile – precisa il comandante –, in altre parti del mondo non accade. Qui c’è una sensibilità importante e non comune».
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Harland, grazie alla generosità di altre persone, in poche ore è riuscito a raccogliere una serie di beni non deperibili, dal latte a lunga conservazione ai biscotti, passando per tonno e carne in scatola, acqua, tè, succo di frutta, pane a fette, plumcake, banane e carta igienica. Ieri ha aggiunto di tasca sua dei «vassoi di pizza, che i marittimi hanno gradito e pure del gelato portato in contenitori riempiti di ghiaccio». Una gentilezza. Sua moglie, poi, ha preparato «terrine di riso freddo con un condimento vegetale, nel rispetto di altre possibili usanze».
Harland ha iniziato a fare la consegne gratuite di cibo durante il Covid. «Quando il periodo è terminato il servizio è rimasto, con una piccola ricarica aggiuntiva, che io ho messo da parte, ogni volta, per finanziare l’acquisto di borse alimentari per famiglie in stato di necessità – spiega –. Quand’era in vita don Renzo Boscarol le portavo a lui, che sapeva a chi distribuirle. Poi, alla sua scomparsa, ho iniziato a collaborare con la Caritas e l’Emporio della solidarietà». E siccome i gesti, quelli belli, che nascono dal cuore, sono contagiosi alcuni cittadini hanno iniziato a lasciare pacchi di pasta in sospeso per questi progetti. «In realtà la pasta viene fornita all’Emporio dalla Comunità europea – conclude – io la rendo e ci acquisto altri generi, come caffè o biscotti, che inserisco nelle buste». Settantasette anni, Brian Harland. Ancora tempo, davanti, per far quel bene che lo rende così «felice»Ti. Ca.